Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Ah, quei trailer ingannatori!... Chi, avendoli visti, si aspetta di assistere a una commedia caustica e di farsi “quattro risate”, grazie al gigionismo dello strepitoso Jack Nicholson, resterà irrimediabilmente deluso.
Per intenderci, non ci troviamo dalle parti di “Qualcosa è cambiato”. Il regista è uno tosto (leggi, indipendente) e, film dopo film, sta scandagliando le contraddizioni d’America, al suono di commedie cattivissime e impietose. Droga, aborto e libero arbitrio in “La storia di Ruth”; arrivismo, ingiustizie e slealtà in “Election”, ambientato in una scuola, copia fedele dei perversi meccanismi del vero, e apparentemente perfetto, sistema sociale.
Nel racconto delle giornate del neo pensionato Schmidt, rimasto solo dopo l’improvvisa morte della moglie, il riso ti si strozza continuamente in gola. Ci sono situazioni (le macchie sul pigiama logoro, la pisciata fuori dalla tazza, la lite con l’amico, il matrimonio della figlia) dal potenziale comico dirompente, ma che il regista con scelta determinata smorza puntualmente, lasciando l’amaro in bocca. Non c’è riscossa, tentata o sognata che sia, e la scintilla di un cambiamento, di una maggiore stima e consapevolezza di sé rimane esile e breve, come la stella cadente che Schmidt scorge una notte dal tetto del suo camper.
E allora? La normale vita di Schmidt potrebbe somigliare alla normale vita di molti di noi. Ma forse il senso (e magari la bellezza) di tutta questa normalità è racchiusa in un gesto. Per evitare la piattezza. Vivere e non lasciarsi vivere.
Errore:
chiudi
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta