Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film
“L’appartamento spagnolo” è un gradevole quanto inconsistente elogio della giovinezza e della libertà. Il regista è stato abile a fondere lo stile adrenalinico della “MTV Generation” con le pause e le atmosfere sospese della commedia elegante francese “alla Rohmer”: il risultato è un ibrido godibile, ma totalmente superficiale. La storia è troppo semplicistica e si sviluppa meccanicamente senza grandi colpi di scena; i personaggi sono appena abbozzati, senza un filo di reale introspezione e la loro presa di coscienza (classico elemento del romanzo di formazione) avviene in maniera del tutto meccanica e banale, attraverso un po’ di sesso promiscuo e qualche sbronza. Anche Barcellona (città trendy per eccellenza della “Nuova” Europa unita del divertimento giovanile) non diventa mai protagonista della vicenda, restandone ai margini estremi. Abbastanza banale anche la “trovata” di contrapporre i colori caldi della fotografia “solare” delle scene ambientate in Spagna con i toni grigi e opprimenti del mondo “adulto” del lavoro. In definitiva, un film abbastanza gradevole e furbetto, tagliato su misura per un pubblico di studenti universitari incerti tra integrazione e ribellismo che potranno facilmente identificarsi, ma troppo superficiale per essere davvero memorabile. Un’avvertenza per i tanti fan della deliziosa Audrey Tautou che potrebbero rimanere delusi: l’attrice è relegata in un ruolo abbastanza secondario e, in assoluta controtendenza con il personaggio di “Amelie” che l’ha resa celebre, questa volta recita il ruolo di una fidanzatina oppressiva, acida e alquanto antipatica… insomma… un vero sacrilegio!
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