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L'appartamento spagnolo

Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'appartamento spagnolo

di fochetta
6 stelle

Il titolo originale è una locuzione che significa letteralmente “il luogo dove trovi quel che ci porti”. Allo stesso modo in questo film ci vedi quello che ci vuoi vedere. Ci puoi vedere uno spreco di soldi per le borse di studio dell’Erasmus, un ragazzo immorale pronto a tradire chi ama e chi l’ha aiutato, oppure un film di iniziazione. Ci puoi vedere una galleria di luoghi comuni sui vari popoli e una specie di pubblicità alternativa all’Erasmus; alternativa perché questi ragazzi sembrano piu’ impegnati a divertirsi, bere, fumare spinelli e rimorchiare, che a studiare. Ci puoi anche vedere la rappresentazione dell’Unione Europea, in cui i ragazzi di diverse nazionalita’ al tempo stesso rappresentano una nazione diversa, ed il cittadino europeo, che vive con gli altri europei e con loro risolve i piccoli problemi dati dalle piccole differenze. In realta’ esaminando bene il film vediamo che dietro questa galleria di ragazzi e ragazze di diverse nazionalita’ si celano caratteristiche comuni a tutti nel bene e nel male, che non necessariamente coincidono con la nazionalita’. Ad esempio gli inglesi non sono particolarmente noti ne’ per la loro pulizia, ne’ per essere dei compagnoni che fanno battute a tutto spiano, come Wendy e William, mentre gli americani non godono fama di grandi amatori, come Bruce. In effetti qui sono riprodotte le situazioni tipiche della convivenza tra persone di diverso carattere, abitudini e mentalita’, cosa che spesso accade quando si divide la casa con degli estranei. Inoltre e’ la storia di un ragazzo che sta per entrare nel mondo del lavoro, aspirante scrittore, ma destinato ad essere un impiegato statale, che coglie l’occasione per uscire da casa e gettarsi nel mondo degli studenti universitari fuori sede (in questo caso addirittura all’estero) prima che la realta’ che lo aspetta lo soffochi. Tutto l’anno a Barcellona e’ visto attraverso gli occhi e la mente creativa di Xavier, per la prima volta da solo, per la prima volta coinvolto in un’avventura misteriosa, materiale fantastico per uno scrittore. Per questo Xavier e’ sempre entusiasta davanti a tutto quello che vede e a tutto cio’ che gli capita, per lui e’ tutto materiale utile, un mondo da scoprire e di cui fare tesoro per il futuro. Il suo occhio ironico ci mostra la realta’ della vita in comune negli appartamenti in subaffitto, delle lezioni in lingue sconosciute, della nascita di amicizie, amori, tradimenti e rapporti destinati spesso a svanire fuori dall’ambiente in cui proliferano. Xavier si comporta come un bambino in un negozio di caramelle, vuole provare tutto e vuole conquistare tutto e tutti, attraverso un comportamento sempre amichevole, un atteggiamento di buona disposizione verso il prossimo, un entusiasmo che si blocca e annichilisce, almeno temporaneamente, solo con la fine della sua relazione amorosa, che lui non dispera mai di riallacciare. Una mente positiva, analitica, ironica, conoscitiva, ricettiva, una vera idrovora, Xavier nota tutto e impara tutto con una velocita’ impressionante. Un film d’iniziazione? Forse: questa esperienza porta Xavier a decidere che fare della sua vita in modo inequivocabile, gli fa scoprire che diventare adulti puo’ significare tenere fede ai sogni del bambino che abita ancora in un angolo della nostra anima.
Gli attori sono bravi, spigliati, simpatici, naturali, perfettamente tronfio ed insopportabile nella sua mediocrita’ il medico francese Jean-Michel, perfettamente triste e spaesato lo sguardo della moglie Anne-Sophie, decisamente soddisfatto Xavier, solo per citarne alcuni.
Un film allegro, piacevole, scanzonato che fa venire la nostalgia degli anni universitari, dei viaggi studi all’estero, ma anche qualcosa di piu’ di questo, la voglia di tenere fede a se stessi e non farsi trasformare dalla banale normalita’ di una vita che qualcuno vuole costruire per noi.

Su Cédric Klapisch

La regia e’ spigliata e dinamica, fin dai titoli di testa molto colorati, con lo schermo spezzettato e agitato dai vari protagonisti che vi appaiono e scompaiono accanto ai nomi. Quindi, all’inizio del film, per mostrare ironicamente la mastodontica burocrazia che ci attanaglia, il regista usa l’accelerazione delle immagini, come nei film comici dell’epoca del muto, ma con un sonoro ad effetto e la telecamera a mano, per bloccarsi all’improvviso e tornare alla normalita’ che ci illustra l’infinito numero di pratiche e documenti da presentare. Il resto del film e’ girato normalmente tranne nella parte della suspence quando lo schermo si sdoppia, poi si divide in tre, poi in quattro per seguire contemporaneamente tutti i protagonisti che corrono verso la salvezza della loro amica nei guai. Segue poi un momento in pieno stile psichedelico primi anni settanta, con le allucinazioni di Xavier. Alcune scene sono esilaranti ed una in particolare e’ anche assolutamente vera, quella della telefonata della madre di Xavier cui risponde Wendy, l’inglese, devo dire che a me e’ andata anche peggio.

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