Regia di Cédric Klapisch vedi scheda film
In vista dell’impiego ministeriale che suo padre gli sta preparando, e che richiede la conoscenza dello spagnolo, uno studente di economia parigino trascorre un anno a Barcellona, dove divide casa con altri sei inquilini provenienti da vari paesi europei. Commedia allegra, simpatica e poliglotta (con l’inglese usato come lingua franca), che rimescola senza impegno tutti i luoghi comuni sia sulle varie nazionalità sia sugli studenti Erasmus, dediti più ai festini che ai libri (mettere le corna al proprio partner rimasto a casa sembra essere una regola fissa). I personaggi sono tanti, e necessariamente poco definiti (un po’ meglio le ragazze): importa soprattutto l’effetto di insieme, la fenomenologia di un microcosmo umano costretto a convivere in uno spazio ristretto e senza privacy. È un film meno fluido e più episodico del precedente Ognuno cerca il suo gatto, c’è qualche forzatura (il personaggio di Judith Godrèche è francamente inverosimile, le visioni mistiche di Erasmo da Rotterdam sono degne di Fantozzi) e il finale temo sia troppo ottimista, ma alcune scene sono davvero divertenti. Il titolo originale è meno ovvio di quanto faccia pensare quello italiano: in francese, come viene spiegato a un certo punto, l’espressione “albergo spagnolo” indica in origine una locanda dove si doveva provvedere da sé al proprio vitto e per traslato un luogo dove ciascuno trova solo ciò che ha portato.
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