Regia di Tonino Cervi vedi scheda film
"Sono tornato sul set per la sceneggiatura che mi aveva scritto il mio amico Rodolfo Sonego, per ribellarmi alla pigrizia che mi è congenita e per confermare che il futuro appartiene alle donne" sono queste le parole con le quali il regista Tonino Cervi , scomparso lo scorso Aprile 2002, ha motivato il suo ritorno dietro la macchina da presa (suoi anche i film "Il malato immaginario" e "L’avaro" interpretati dall’amico/attore Alberto Sordi anche lui scomparso in questi giorni). Un colpo di fulmine... o meglio un appassionato innamoramento per una storia che lo stesso Sonego (sceneggiatore fedele di molti film di Sordi come "Lo scopone scientifico", "Il vedovo", "Il vigile") definiva come la più bella tra tutte quelle da lui scritte... ed una commovente dichiarazione d’amore del regista per la sua compagna degli ultimi tre anni di vita ed attrice siciliana al suo esordio cinematografico Emanuela Muni. Tonino Cervi riuscì a vedere la copia zero del suo "Il Quaderno della spesa" ed oggi il film arriva nelle sale riportandoci ad un cinema capace di raccontare una storia intrigante, coinvolgente, con personaggi ben scritti e delineati, ricostruzioni d’epoca curate nei minimi dettagli ed un forte respiro storico, umano e "romantico" che non ci lascia insensibili all’elegante fascino di una sceneggiatura "di una volta". Lucca, agli inizi del Novecento: la storia della "colta" cuoca Antonia (il viso intenso, ribelle e passionale di Emanuela Muni) e del suo tormentato amore per lo scrittore Augusto Pavinato (il cinema , dopo il recente film di Gabriele Muccino, si è finalmente "ricordato" di un grande attore come Gabriele Lavia) tra intrighi gialli, forti passioni romantiche, ironiche e pungenti ritratti di una nobiltà privilegiata e di una borghesia emergente, sublimi pietanze ed "artistiche" ricette convince e seduce per la "classica" costruzione di una sceneggiatura e la leggerezza e sospensione di una regia capace di consegnarci un ritratto di donna a tutto tondo come da anni il nostro cinema non era più stato capace di fare. "Il quaderno della spesa" (in realtà un misterioso libello che custodisce uno straordinario romanzo) diventa così il testamento di un regista e di uno sceneggiatore (anche Sonego è scomparso di recente) capace di ricordarci il valore più "antico" e "semplice" del cinema: raccontare storie che scorrano via tutte d’un fiato!
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