Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati sa inquadrare il candore dell’anima di alcuni personaggi-creature e la poesia minuta, sottile, soffusa della vita quotidiana. Il fotogramma è una sfoglia del cuore, è un papiro su cui fissare storie di uomini e di donne, memorie di eroi passivi, trasalimenti antichi ed eterni. Nello Balocchi, interpretato, anzi “vissuto” e costruito perfettamente da Neri Marcoré, si muove su una tratta ferroviaria, geografica e simbolica (Roma-Bologna-Roma) che il regista conosce benissimo e nella quale si riconosce e si riflette. Siamo negli anni ‘20 e il protagonista arriva alla pensione Arabella, per ordine del padre tenero e greve (un divertente Giannini titolare dell’omonima Sartoria Pontificia) affinché si svegli da una sorta di profondo e impacciato letargo emotivo, consolato dai poeti latini. Matto per gli studi, Nello, più che trentenne, non conosce le donne e le insidie dell’amore. La rivelazione di un altrove diverso da quello dei libri e la scoperta di un ignoto smarrimento prenderanno il nome di Angela (Incontrada). Una ragazza bellissima, cieca e volubile. Incarnazione di un verso scritto molti secoli prima che Nello e Angela si incontrassero e si perdessero. Per sempre. Come nelle storie che pochi sanno ancora scrivere e filmare. Due le scene più intense: la notte d’amore e il ritrovarsi quando la vita ha ormai deciso per entrambi.
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