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Due vite in gioco

Regia di Taylor Hackford vedi scheda film

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La recensione su Due vite in gioco

di maso
6 stelle

Il successo planetario di "Ufficiale e gentiluomo" spinse Hackford a tentare l'exploit again cercando di far sciogliere in brodo di giuggiole maschi e femmine sfruttando al meglio due attori a quel tempo sex symbol facendoli aggrovigliare più o meno come capitava a Gere e alla Winger nel suo precedente film ma questa volta non ci viene raccontata una tenera storia d'amore bensì una torbida passione esplosa fra le spire di un intrigo ricalcato con vari aggiornamenti e modifiche sulla trama di "Le catene della colpa" di Tourneur.

Jeff Bridges, fisicamente in gran forma e con una folta barba, è Terry Brogan, un giocatore di football americano acciaccato e in rotta con il suo team che non crede più in lui e lo mette alla porta, gli si rivolta contro anche il suo procuratore e Terry senza un lavoro e al verde viene convocato dal delinquente di alto bordo suo amico Jake Wise che ha le mani in pasta fra locali alla moda e la gestione delle scommesse clandestine sul football e altri sport, sua attività principale, proprio il viscido Wise interpretato ottimamente da James Woods offre a Terry dieci bigliettoni e un viaggio gratis in Messico sulle coste dello Yucatan alla ricerca della sua donna, Jessie Wyler la figlia della proprietaria dell'ex squadra di Terry interpretata dalla bellissima Rachel Ward, la ragazza viziata e incapace di vivere con le proprie forze è scappata con 50.000 $ sottratti proprio a Wise che la rivuole con se; è esattamente qui che il film comincia a scricchiolare come un sacchetto di patatine calpestato da un ippopotamo: la ricerca di Terry è blanda e poco appassionante, Hackford oltre a fare delle riprese orrende di una location da sogno tanto da farla apparire non tanto più bella delle spiagge di Falconara Marittima, non riesce a creare i presupposti per sottolineare l'incontro fra Terry e Jessie rendendolo privo del benchè minimo pathos e nel momento in cui scattano le lingue i due protagonisti non sembrano vivere tutta questa passione ma semplicemente la recitano alla bene e meglio, emblematico il raffronto fra la torbida scena d'amore tra le rovine Maya di questo film e quella di "Ufficiale e gentiluomo" nell'appartamento di Mayo ( toh Maya ..Mayo): qui la sensualità è limitata ai corpi oliati degli attori e la scena è talmente frettolosa da non suscitare alcuna emozione, al contrario Gere e la Winger non sono solo belli da vedere ma recitano come Dio sa comandare tanto che sembrano farlo davvero e Hackford gli concede il tempo necessario.

Il film prosegue a tentoni fra colpi di scena abbastanza telefonati e l'emozione più grossa ci viene concessa dal videoclip incastrato nel film di My Male Curiosity eseguita da Kid Creole and Coconuts mentre a conti fatti la parte migliore filmata da Hackford è il lungo inseguimento fra la Porche guidata da Bridges e la Ferrari condotta da Woods.

Il film in definitiva non mantiene ciò che una scrittura comunque ricca di avvenimenti prometteva mal riversata sulla pellicola principalmente per colpa di Hackford che ha dato per buone molte sequenze importanti per l'intreccio che a mio avviso potevano essere fatte molto meglio anche nella direzione degli attori, la sufficenza la regala Phil Collins con la sua magica voce nel bellissimo brano omonimo del titolo originale del film che tradotto significa "Contro ogni previsione".

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