Regia di Andrzej Munk vedi scheda film
Andrzej Munk è un regista polacco di cui si sa ben poco qui da noi, che meriterebbe un maggiore approfondimento e di cui solitamente si parla a proposito del suo ultimo film "La passeggera", rimasto incompiuto a causa della sua morte in un incidente stradale e uscito nel 1964 in una versione completata dall'assistente Witold Lesiewicz.
In questo caso erano state girate numerose scene, che nella versione uscita nelle sale arrivano a un'ora di proiezione, ma la cornice narrativa di Liza che su una nave di lusso ritrova Marta, prigioniera in un campo di concentramento per cui lei, comandante delle SS, provava un ambiguo rapporto di attrazione/repulsione, è stata chiaramente aggiunta da Lesiewicz con foto fisse e una voce fuori campo, che però non alterano la sostanza di quanto girato da Munk. Il giudizio critico su un film incompiuto è quanto di più difficile si possa chiedere a chi eserciti anche professionalmente questo compito: opere come "Que viva Mexico" di Eisenstein nella versione montata da Grigorij Alexandrov non rappresentano capolavori perché sicuramente troppo distanti dalla concezione originale dell'autore.
"La passeggera" a mio parere resta un grande film anche in questa forma, ma è impossibile non pensare a cosa sarebbe stata l'opera completa, dunque qualcosa manca sicuramente e forse il risultato, almeno in minima parte, ne risente. Tuttavia, il rapporto vittima/carnefice fra le due donne è esplorato con notevole bravura a livello psicologico e nelle sfumature, l'affresco storico del lager, girato a soli quindici anni dai fatti reali, come il coevo "Kapò" di Gillo Pontecorvo, è eccezionale nel mostrarci un inferno di disumanità su cui il giudizio del regista è nettissimo, e ci sono diverse sequenze memorabili, fra cui quella in cui viene suonato un brano musicale dal vivo e Marta cerca di incontrare il fidanzato Tadeusz, realmente commoventi e splendidamente dirette, facendo spesso ricorso a bellissime carrellate di kubrickiana evidenza.
Dunque è un po' difficile stringere su un giudizio netto, ma rimane opera potente, straziante, necessaria, purtroppo non arrivata al necessario compimento, ma per me rimane un piccolo capolavoro. Ottima la prestazione delle due attrici, sia Aleksandra Slaska nel caratterizzare la perversione a tratti illuminata da sprazzi di lucidità di Liza, sia Anna Ciepielewska nel martirio di Anna, restituito in maniera assolutamente sobria.
Voto 9/10
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