Regia di Daniel Auteuil vedi scheda film
decidiamo noi a chi credere o a chi credere di più; accusa e difesa arringano sulle stesse cose e indizi, ma verso due diverse direzioni; ci dobbiamo aggrappare letteralmente ad un filo per decidere se è un mostro o una vittima
per un puro caso di gentilezza nei confronti della moglie, un avvocato fa visita ad un uomo accusato di aver ucciso la moglie.
decide di incaricarsene lui perchè riconosce in questo caso, la possibilità di una riabilitazione dopo aver fatto scarcerare un assassino, che appena fuori commise subito altri omicidi.
sembra un caso semplice, l'avvocato dopo avergli fatto visita, vaga tutta notte nei luoghi dove l'uomo risiede e dove è stato visto l'utlima volta e sembra respirarne, sembra farsene ispirare, respirare l'euforia in quell'aria fredda di una mattina serena e limpida.
dal suo punto di vista tutto sembra pendere dalla parte di questo omaccione bonario che si occupava dei cinque figli perchè la moglie era sempre perennemente ubriaca, tanto da restare a dormire sulla panca della piazza del paesino.
i bimbi vengono presi in custodia dai servizi sociali, mentre la sorella della vittima, ritrovata sgozzata, è sicura che è stato il marito che non gli era mai piaciuto.
per di più l'indizio più forte dell'accusa è un filo blu ritrovato sotto l'unghia della vittima che appartiene alla giacca di un vestito del marito.
l'avvocato deve scavare intanto nella reticenza a parlare del marito, che difende a spada tratta il barista accusato di esserre suo complice anche per le frasi sentite al bar dagli avventori e dalla moglie riguardanti la vittima.
l'avvocato ne è certo, il barista ha ucciso la moglie del suo amico e vuole puntare su questo, ma l'accusato non ne vuole sapere.
il film di auteuil punta molto sul fatto che quel filo è plausibile che si trovi sotto l'unghia della moglie, anche se rimane difficile credere che si sia abbandonata a toccare la giacca per rimetterla a posto, dal momento che era impegnata ad essere ubriaca e i graffi che il marito ha sul collo è plausibile che siano graffi di una lite casalinga.
in questo processo di provincia, su diatribe casalinghe tra coniugi che non si amano come quando si erano conosciuti e soprattutto dopo cinque figli, con un avvocato che conta molto sulla riuscita del processo a suo favore, dopo quindici anni lontano dalle aule di tribunale per aver difeso e reso libero un assassino che appena fuori ha proseguito ad uccidere, esce il populismo da bar a cui anche il pubblico deve adeguarsi, in assenza di prove certe che lo leghino al delitto.
chi starà con l'uomo e chi dalla parte della vittima e starà solamente alla bravura degli avvocati fare in modo di convincere in un modo o nell'altro la giuria.
i figli amano il padre, ma una delle figlie non vuole fare il disegno per il padre.
arrivano a testimoniare persone che rispondono all'appello ma non sono in grado di dare testimonianze che apportino indizi certi che contro ne a favore.
abbiamo solo un filo e poteva essere lì per qualsiasi motivo e abbiamo il dubbio e un cadavere.
poi abbiamo l'accusato che si occupava dei figli e un avvocato che mette tutto se stesso in quello che lui ha individuato come il suo riscatto.
attori di gran livello per questo piccolo grande film che ci fa riflettere su come i fatti possano essere interpretabili, manipolabili e incerti, anche se poi alla fine ci sarà comunque un giudizio.
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