Regia di Emmanuel Courcol vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’ORCHESTRA STONATA
Emmanuel Courcol è un attore e regista che con i suoi film, in punta di piedi, può veramente prendere il posto “Artistico” di Ken Loach nel rappresentare gli ultimi alternando il dramma e la commedia, il sorriso e il pianto senza diventare retorico e banale.
Il suo film precedente, Un anno con Godot (ma da noi in Italia è più conosciuto per il suo remake dal titolo Grazie, Ragazzi) vincitore di un EFA come migliore commedia metteva al centro il teatro come arma di riscatto sociale di un gruppo di detenuti e soprattutto del loro insegnante di recitazione ghettizzato dal suo mondo di teatranti che trova nella sua versione di Aspettando Godot la sua rivincita nei confronti di chi ti dimentica e ti relega ai confini della vita.
Con la sua ultima bellissima opera, L’orchestra stonata (vincitrice del premio del Pubblico al Festival di San Sebastian) diventa la musica nella sua totalità la vera protagonista. Che sia classica come l’Aida di Verdi o Jazz sofferto come Miles Davis che sia popolare come Dalida o Aznavour, la vita ha una sua colonna sonora ma soprattutto un ritmo che cresce di momento in momento e di emozione in emozione come il Bolero di Ravel.
Protagoniste è Thibault (interpretato da un sofferto Benjamin Lavernhe) direttore d’orchestra che alla vigilia della sua opera più importante scopre di avere una leucemia aggressiva (un po’ com’è successo al nostro Giovanni Allevi). Ma le scoperte non finiscono qui. Scopre che la sorella minore non può essere una donatrice compatibile perché non è sua sorella naturale. Thibault è stato adottato da una famiglia che non è riuscita ad adottare pure il suo fratellino che è stato affidato ad una famiglia più povera il cui capofamiglia faceva il minatore.
Così il protagonista parte alla ricerca del fratello donatore e scopre che esiste una realtà diversa da Parigi o addirittura da Lille dove si dovrà esibire.
Il fratello Jimmy (un Pierre Lottin che per movenze e fiso sfigato ricorda il primo Rocky di Stallone) lavora nella mensa scolastica del paese e come passione suona la tromba nella banda dei minatori del paese. La musica è l’unica cosa che è rimasta a queste persone che devono affrontare lo spettro della crisi economica e la chiusura dello stabilimento che per molti vuol dire vita.
Jimmy è un uomo segnato proprio dallo scherzo che il destino gli ha riservato. Pur avendo un “Orecchio Assoluto” come l’inaspettato fratello, l’essere stato adottato dalla famiglia sbagliata nel luogo sbagliato lo ha messo nelle condizioni di vivere una realtà fatta di paure e fallimenti (ha alle spalle un brutto divorzio, vede la figlia col contagocce, ha paura a dichiarare il suo amore ad un membro della banda ma soprattutto ha paura del suo talento che gli consentirebbe di diventare il nuovo direttore della banda).
A trapianto avvenuto Thibault, decide di conoscere meglio il fratello nascosto e usare tutto quello che è in suo potere di dargli quella possibilità negata come ringraziamento della sua nuova possibilità di vivere.
Emmanuel Courcol è bravissimo a catturare la nostra attenzione senza cadere nelle trappole del pietismo che l’argomento ci presenta in tutti i 105 minuti del film. È vero si piange molto ma si piange al momento giusto, un pianto liberatorio e sognante come la musica che lo accompagna.
L’Aida che si trasforma in un Boogie-woogie e il Bolero di Ravel che si rimbalza tra un coro e un gruppo di fiati rappresentano dei momenti di alto cinema e di grandissima regia.
In tutto questo contrasto di sentimenti, L’orchestra Stonata mette insieme lotta sociale, le differenze tra nord e sud della Francia ma anche tra mondo operario e quello alto borghese. Fratellanza e Solitudine, la forza dell’amore e la forza della musica.
Perché , come diceva Enzo Jannacci, per fare certe cose….Ci vuole orecchio.
L’unica mia speranza è che il cinema italiano riesca a fare film con lo stesso ardore emotivo che riescono a metterci dentro i francesi e non aspettare il solito Remake (chissà interpretato da Alessandro Borghi e Luca Marinelli).
Voto 8
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