Regia di Noémie Merlant vedi scheda film
I problemi arrivano quando una sceneggiatura con troppi spunti e poca concretezza immette nell'intelaiatura del racconto elementi di thriller, con venature gore e fantasy, senza far nulla per gestire i cambi di registro e rendere digeribili scelte che altrimenti appaiono insensate.
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Nicole vorrebbe scrivere un libro, e per capire come si fa prende lezioni online, ma con la testa non riesce ad andare al di là del proprio balcone, dal quale spia ad ogni ora un bellimbusto del palazzo di fronte che ha l'abitudine di girare seminudo. Un giorno, assistendo dall'alto a un goffo tentativo di parcheggio dell'amica Elise, la vede tamponare l'auto in sosta del succitato, che - anche lui in finestra - se ne accorge e protesta. Mentre Elise, attrice in un telefilm nel quale sta recitando Marylin, corre su perché sta entrando nel panico, dato che al disagio per il guaio appena combinato assomma un malessere fisico e l'ansia che gli procura il fidanzato che la tormenta al telefono, a scendere in strada per contrattare con il bel danneggiato è la coinquilina Ruby, la disinibita del trio, professione camgirl, telefono sempre connesso e una webcam accesa h24 e puntata sul proprio letto. Allo scambio dei numeri di telefono segue, una volta che è su con le altre due, quello dei messaggi, che culmina con un invito alle tre a salire da lui per un drink.
Les femmes au balcon, diretto da Noémie Merlant, scorre fluido e sparato per tutti i primi venti minuti circa del prologo, ovvero fino a che il tono si mantiene quello di una commedia mediamente caciarona. I problemi arrivano quando una sceneggiatura con troppi spunti e poca concretezza immette nell'intelaiatura del racconto elementi di thriller, con venature gore e fantasy, senza far nulla per gestire i cambi di registro e rendere digeribili scelte che altrimenti appaiono insensate; sotto la scure di una scrittura caotica che tende ad accumulare, senza prendersi la briga di creare un contesto nel quale fantasmi parlanti o organi riattaccati con ago e filo su cadaveri da cui erano stati recisi possano essere una bizzarra opzione narrativa, e non solo una colossale cavolata, il motore si ingolfa e il ritmo crolla.
Se è vero che l'obiettivo chiaro della regista è quello di mettere alla berlina il maschilismo dominante in alcune delle sue dinamiche più degeneri, che senza arrivare necessariamente alla violenza tout-court passano già dalla visione della 'propria' donna come un oggetto privato, ciò che manca è un discorso d'insieme, uno stile che sia in qualche modo riconoscibile, un disegno coerente che permetta al film di non deragliare, fornendo forza e credibilità ai mille eccessi proposti. Senza dare punti di riferimento dal punto di vista narrativo, il film di Merlant salta di palo in frasca rendendo (im)possibile tutto e il suo contrario: disinnescando l'effetto sorpresa e l'annesso mordente, si ride qua e là e qua e là si resta interdetti, come davanti a una serie di sketch tra loro sconnessi. E in mezzo a tanta indeterminatezza, anche il messaggio anti-maschilista non arriva forte come si sarebbe voluto ma sbiadito, scarico, spuntato.
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