Regia di Boris Lojkine vedi scheda film
Arrivato a Parigi dalla Guinea, Souleymane (Sangare, premiato a Cannes per la migliore interpretazione) si arrabatta facendo il rider grazie alla app che gli ha fornito un altro immigrato, che in cambio del favore lo taglieggia mensilmente. Ma i problemi di Souleymane non finiscono qui: una madre malata nel paese natale, un alloggio precario, un lavoro sfiancante e, più di ogni cosa, l'ansia per quel colloquio col quale si deciderà il suo futuro di rifugiato o di clandestino da rigettare indietro. Ed è proprio nei venti minuti finali di quel confronto intensissimo che il film di Boris Lojkine, il primo del regista francese ad arrivare sui nostri schermi, dà il meglio. Il resto dell'opera, infatti, si limita a ricostruire con piglio documentaristico quel mix di gimcane per le affollatissime vie della città e l'ordinario inferno nel quale il protagonista è costretto a muoversi quotidianamente alla stregua di tanti altri. Ed è qui, nell'eccesso di materiale narrativo e ansiogeno, funzionale a raccontare un'esistenza vissuta nel segno dell'incertezza, che il film mostra meno incisività, a dispetto di un tema affrontato comunque con encomiabile determinazione.
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