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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai

Regia di Payal Kapadia vedi scheda film

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La recensione su All We Imagine as Light - Amore a Mumbai

di alan smithee
7 stelle

locandina

All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): locandina

CINEMA OLTRECONFINE/ FESTIVAL DI CANNES 77 - CONCORSO: GRAN PRIX DU JURY

La vita ordinaria della mite Prabha, un'infermiera coscienziosa e sensibile di Mumbai, viene scossa dall'arrivo di un pacco, inviatole dall'estero, che riporta come mittente quel marito sposato su commissione, mai conosciuto profondamente come sarebbe opportuno in un rapporto di coppia, e di cui ella non ha più notizie ormai da anni. Si tratta di un regalo che, giunto così all'improvviso, riporta alla luce ricordi dolorosi che la donna aveva provato, riuscendoci solo in parte, a lasciarsi alle spalle grazie ad una totale dedizione al proprio lavoro, e sfuggendo ogni nuova occasione sentimentale.

Nel frattempo però la sua espansiva coinquilina Anu fatica a trovare un posto dove appartarsi col fidanzato, di religione musulmana e pertanto proibito a chi, come lei, professa fede indù.

 

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

Le due donne decidono di accompagnare un terza loro amica un po' più anziana, che decide di abbandonare il caos cittadino che la logora per tornare nel luogo natio, scegliendo di fare la cameriera pur di vivere in una casa tutta sua, seppur modesta, ereditata dai familiari. Si ritrovano le tre amiche in una cittadina costiera di pescatori.

Un luogo tranquillo e quasi idilliaco che si trasforma per le tre donne nel buen retiro paradisiaco e quasi teorico nella perfezione placida in cui appare in modo quasi disarmante e candido di fronte ad un occhio imbarbarito dall'esperienza cittadina.

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

Un luogo ove poter trovare ognuna una soluzione per sopperire alle infelicità e difficoltà di vita che le tormentano. Lontane finalmente da una Mumbai-città alveare caotica e dispersiva che accoglie e fornisce opportunità anche preziose, ma sempre a caro prezzo, le vite di tre donne diversamente angosciate e speranzose si intrecciano delineando altrettanti ritratti femminili scanditi da un candore ed una pacatezza che risultano inversamente proporzionali alle tensioni che le animano e al ritmo convulso della infinita metropoli che cancella ogni individualismo, soprattutto a partire dal più basso e spesso indigente strato sociale.

 

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

Quello stesso che ha contribuito fattivamente a costruire la città stessa, e a renderla una delle più popolose metropoli del globo.

Al suo secondo lungometraggio, nel film assai amato dalla giuria di Cannes 77, al punto da conferirgli il prestigioso secondo premio, ovvero il Grand Prix, la regista indiana Payal Kapadiya ci restituisce una dimensione umana ed intima entro un delicato racconto introspettivo tutto femminile, in un contesto sovrappopolato da un fiume umano che generalizza e classifica per caste e differenziazioni di trattamento che non tollerano variazioni o cambiamenti di sorta.

Splendida la fotografia utilizzata per riprendere scorci cittadini e metterli in contrasto con gli ameni paesaggi di una costa dai contorni idilliaci che scandisce il radicale cambiamento nelle tre donne complici.

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All We Imagine as Light - Amore a Mumbai (2024): scena

Magnifiche, sin commoventi, le tre figure di donne irrequiete al centro della storia. Figure femminili protese sempre ad ostentare dignità e pudore, anche quando si tratta di commettere timide azioni di protesta e sfogo come prendere a sassate cartelloni pubblicitari a dimensioni cubitali.

"All we imagine as light" stempera la drammaticità di situazioni private davvero complesse da risolvere, attraverso la saggezza che rende dignitose e maestre di vita tre figure di donne umili, ma anche strenuamente integerrime e determinate nel portare a termine ognuna il proprio destino, entro un contesto che le ha costrette per troppo tempo a subire condizionamenti sociali o di terzi, apparentemente insormontabili.

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