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Anora

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anora

di port cros
6 stelle

Commedia frenetica tutto sommato divertente e piacevole da vedere, con qualche scena di valore ed un finale azzeccato, ma che difetta della sostanza per emozionare e coinvolgere appieno, anche per una scrittura che pecca di superficialità nella definizione della protagonista. Certamente sopravvalutata da Cannes e Oscar.

Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

Anora (2024): Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

 

Della spogliarellista e sex worker Anora, di origine russa, si incapriccia il giovane e viziatissimo Ivan, figlio di un oligarca russo mandato a “studiare” (in realtà oziare spendendo gli illimitati soldi del paparino) a New York. Lui la ingaggia come escort in esclusiva per una settimana e l'infatuazione si spinge fino ad una prematura proposta di matrimonio, celebrato ça va sans dire a Las Vegas, che la ragazza accetta un po' ingenuamente un po' interessatamente. Quando la famiglia in Russia lo viene a sapere sguinzaglierà i suoi sgherri dietro alla coppia per costringerli all'annullamento del matrimonio e l'immaturo maritino penserà bene di mollare la neo-sposa nelle mani dei bravacci per darsi ad una vigliacca fuga.

 

La prima parte risulta un po' pesante con il suo insistere pleonastico e voyeuristico sul sesso, poi il film migliora a partire dall'irruzione nella villa del faccendiere armeno e di due gorilla al soldo del padre che cercano maldestramente di obbligare alla cooperazione una indomabile Anora dopo che Ivan se l'è data a gambe. Da questo punto la pellicola di Sean Baker riesce a divertire condendo la sceneggiatura con una buona dose di ironia da screwball comedy, con personaggi buffi (seppur un po' stereotipati) e situazioni imbarazzanti e paradossali, e ad intrattenere nella frenetica ricerca di Ivan tra i luoghi di ritrovo e i locali notturni del quartiere di Brighton Beach abitato dalla comunità russa newyorkese. La sezione finale ha un tono più amaro, per l'arrivo dalla Russia degli arroganti genitori miliardari che con metodi spicci e grazie al potere del denaro rimettono le cose a posto e la “nuora” al suo posto, umiliandola spietatamente.

 

Con il procedere della storia prende sempre più piede l'evoluzione del rapporto, dalle botte ad un imprevedibile affetto, tra Anora ed il gorilla Igor (interpretato dal magnetico attore russo Jurij Borisov , già visto in Scompartimento n. 6  ): lui dapprima cerca di domarla, lei lo schiaffeggia e lo morsica, poi per tutto il film lo sfotte e lo insulta, finché una serie piccoli gesti di cura e consolazione quando le cose per lei si mettono male (l'offerta di una sciarpa, di un bicchiere) rivela un avvicinamento sottotraccia, fino alla tenerezza della scena finale macchina sotto una nevicata, in cui il sesso diventa per la prima volta veicolo di intimità e di vulnerabilità emotiva a lungo trattenuta e che finalmente esplode in un sfogo nel pianto .

 

scena

Anora (2024): scena

 

Un po' commedia svitata e un po' gangster movie, la pellicola di Sean Baker è stata accostata per il suo tema da alcuni commentatori a Pretty Woman , sebbene con un'anima molto più grezza, sfacciata e caotica, più cinica e meno favolistica. Seppur le prostitute protagoniste di entrambe le pellicole descrivano le proprie fortune paragonandosi a Cenerentola, non mi pare un paragone azzeccato perché, a parte la mancanza di un lieto fine, qui è carente del tutto il romanticismo del film di Gary Marshall. Questa non è una commedia romantica e la prostituta Anora non suscita l'identificazione sentimentale della Vivian di Julia Roberts, perché non ci crediamo nemmeno per un secondo che si fosse innamorata di un bimbetto viziato come Ivan: mi è sembrata piuttosto una donna socialmente marginale che si è illusa che una tale opportunità di scalata sociale le fosse caduta dal cielo, ma prevedibilmente le è andata male e finisce usata e umiliata dal mondo dei ricchi in cui credeva ingenuamente di entrare così facilmente a far parte (“ti do due settimane al massimo” aveva previsto beffarda la stripper rivale). Il suo cliente, interpretato da Mark Eydelshteyn, è totalmente insopportabile nella sua infantile pretenziosità da moccioso privilegiato e viene progressivamente eclissato come riferimento maschile da Igor: quindi nulla a che spartire con il fascino da maturo principe azzurro del personaggio di Richard Gere.

 

Un limite della sceneggiatura, sempre di Baker, è che pecca di una qualche superficialità nel delineare i personaggi , con diversi ruoli di contorno intrappolati nello stereotipo e una protagonista che non si capisce veramente chi sia e cosa voglia: Anora ci appare troppo scafata per poter credere all'assurdità dell'amore del rampollo, ma d'altra parte le sue motivazioni venali non sono ben evidenziate nello script. La ragazza suona ipocrita quando si indigna perché viene chiamata prostituta (sa benissimo di esserlo), e comunque non proviamo più di tanta empatia quando il suo sogno di arricchimento facile va in pezzi ed ancor meno quando viene abbandonata dal marito alla prima difficoltà , dato che alla sincerità del loro matrimonio non ci abbiamo mai creduto. Neppure la sceneggiatura ce la dipinge chiaramente come un'arrampicatrice sociale che ha trovato il pollo da spennare ma a cui la vita impartisce una lezione , e tuttavia non riesce nemmeno a vendercela come vittima o eroina, alla fine rimane un soggetto indefinito, di cui non capiamo le motivazioni e i retro-pensieri e da cui restiamo emotivamente distaccati. Un altro aspetto che alla lunga stanca sono le troppe scene urlate ed isteriche.

 

Lo stile naturalistico delle riprese di un regista come Baker che viene dal cinema indipendente contribuisce ad un effetto realista e nella parte centrale la frenesia del montaggio ben si adatta a quella dello script. Il buon ritmo e la dinamicità della messinscena compensano almeno in parte un eccesso di lungaggine e di ripetitività che si poteva tagliare in un film che avrebbe giovato di una buona mezz'ora di minutaggio in meno.

 

La messe di premi ricevuta, dalla Palma d'oro a Cannes ai cinque Oscar tra cui miglior film , regia e sceneggiatura originale sembra francamente eccessiva per un film carino ed abbastanza piacevole da vedere, con qualche scena di valore ed un finale azzeccato, ma che difetta della sostanza per emozionare e coinvolgere appieno. Non figura certamente tra i migliori dell'annata 2024 e non è neppure la miglior opera di Sean Baker, di cui avevo apprezzato il più sincero The Florida Project  . La protagonista Mikey Madison regala una performance vitale, ma anche qui ci permettiamo di dubitare che la statuetta per la migliore attrice protagonista dovesse andare a lei.

 

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