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Anora

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anora

di GranRoyale
6 stelle

Lo stupro gridato e lo stupro subito.

 

Ho letto e sentito parecchie opinioni su Anora, alcune interessanti e altre meno. Il film affronta vari temi, dal discorso sulla figura femminile a quello sul denaro, passando dallo slapstick al dramma finale.

 

Credo però che, tra tutte le cose presenti nella pellicola, quella che mi ha più colpito di più è la delicatezza del personaggio di Anora, una delicatezza che nemmeno lei sa di avere, fino alla realizzazione finale.

 

Ani è una ragazzina, poco più che ventenne, che lavora in un ambiente estremo, disturbante. Credo che questa sia una delle cose passate in sordina che, secondo me, vale la pena di approfondire.

Fare la spogliarellista (e prostituirsi) non è un lavoro all'acqua di rose, non è come stare otto ore in ufficio davanti al computer o fare la barista nel weekend. Non è una cosa che tutti possiamo fare. Prestare il proprio corpo a persone che non conosci è fisicamente, ma soprattutto emotivamente, massacrante.
Certo, noi la vediamo sorridere, la vediamo impegnarsi e puntare a fare il suo lavoro al meglio, un lavoro che ha scelto di fare, perché probabilmente non voleva stare otto ore in ufficio davanti ad un computer. Non la vediamo costretta, non la vediamo umiliata, non la vediamo sfruttata, la vediamo mentre fa quello che vuole fare.

 

Il problema, come diceva un vecchio cantautore, è che: «a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età»Il problema è che Anora non si rende conto di cosa quel lavoro le sta facendo, non se ne rende conto perché è giovane, perché è bella, perché ha carattere e voglia di fare soldi. E li sta facendo, eccome.

 

Quando arriva Ivan, un bambino in confronto a lei (nonostante abbia solo due anni in meno), lei è in una situazione di superiorità fisica e mentale. Anora inizialmente punta ai soldi, come ha sempre fatto, fino a quando arriva l'occasione di cambiare una vita che ancora non sa di odiare, ma che nel profondo la sta logorando.
Quando accetta l'idea del matrimonio non è innamorata, non sogna un futuro con una famiglia, sta solo inconsciamente accelerando il distacco da una vita che nel profondo non riesce a sostenere. Perché Anora è delicata, cosa che sembra essere vista come un difetto negli anni dell'empowerment femminile a tutti i costi, come se l'essere sensibile per una donna debba significare solo debolezza.

 

L'arrivo della famiglia di lui, anticipata dai tre ridicoli armeni, è il primo trauma, anche se superficiale, perché significa tornare indietro, rinunciare alla favola di una vita diversa da quella che faceva.

Da questo momento Anora inizia a parlare di stupro, anzi, ad urlarlo. Ma è solo una provocazione, non ci crede nemmeno lei, ancora.

 

Il secondo trauma arriva quando si rende conto di quanto Ivan sia infantile, di come abbia giocato con lei, di come tutto sarebbe finito in ogni caso molto presto. Capisce che non è mai stata davvero apprezzata e desiderata, che quella superiorità che pensava di avere nei confronti del ragazzo non esisteva, era un'illusione come la vita che pensava di poter vivere.

 

Quando tutto finisce e si prepara a passare l'ultima notte nella casa da sogno della sua ormai ex-vita da sogno, il pensiero della violenza subita inizia a scavare dentro di lei. In quel momento torna a parlare di stupro, ma ancora una volta manca il bersaglio perché cerca la violenza dove non c'è.

 

L'ultima scena è il momento del crollo definitivo. Non c'è amore né affetto per Igor, c'è riconoscenza. La realizzazione di Anora arriva insieme all'anello che il ragazzo armeno le porge. Igor è stato l'unico nell'ultima settimana e negli ultimi anni a non averla usata per uno scopo. All'interno di quella macchina Ani capisce che lo stupro è stato emotivo, non fisico. Capisce che nessuno l'hai mai apprezzata e desiderata sinceramente, era solo svago per gli uomini nel privé e compagnia per Ivan. In quella macchina capisce che la vita che faceva l'ha violentata con la sua approvazione.


Il pianto finale è il click nel cervello, è l'ultima tessera del jenga che fa crollare la torre. Da quel momento Anora non sarà più la stessa.

Baker non ci fa sapere cosa succederà. Lei cambierà vita? Cambierà lavoro? Tornerà in quel locale? Non lo sappiamo.
Quello che sappiamo è che non tutti siamo forti, non tutti indossiamo la corazza e scendiamo in battaglia senza paura. Quello che sappiamo è che essere sensibili e delicati non dev'essere per forza una debolezza, ma un modo di essere che forse può renderci felici.

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