Regia di Sean Baker vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: ANORA
Due sono state le certezze durante e dopo la visione di Anora.
Ho capito perché questo film fortemente indie che vede protagonista una sex worker di origini uzbeke che si scontra contro il fallimento del sogno americano sia piaciuto tantissimo a Greta Gerwig al punto tale da premiarlo con la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes e soprattutto la voglia di adottare la giovane ma già ipermatura Anora (interpretata da una Mikey Madison che concentra nel suo corpo minuto sensualità, aggressività e forte personalità) e darle quell’abbraccio paterno che possa colmare quel grande bisogno di amore che vuole e pretende ardentemente.
Anora è un film che il regista Sean Baker struttura in tre atti che ben rappresentano i modelli che hanno caratterizzato la commedia Hollywoodiana dagli anni ’40 ad oggi e al tempo stesso mantiene lo stile dello stesso Baker che nei suoi film ha sempre messo al centro le minoranze: sia sociali che etniche raccontando le difficoltà di vivere in un’America che è sempre alla ricerca di una propria identità.
Il film inizia come una favola che viaggia ad una velocità ipersonica come la vitalità dei due protagonista.
Anora è una spogliarellista/escort che lavora in un locale di Coney Island, quella zona di New York famosa per la ruota panoramica e il disagio sociale dei Guerrieri della Notte.
Anora è anche l’unica ragazza che conosce il russo e per questo motivo diventa la favorita di Vanja, un ragazzino viziatissimo figlio di un oligarca russo in America per spendere e spandere i soldi della famiglia prima di fare ritorno per lavorare presso l’azienda di famiglia.
Il film parte citando apertamente Pretty Woman (ti ingaggio per una settimana per 15000$, avrei accettato anche 10000 sarei arrivato a 30000) e poi prosegue in un lungo luna park emotivo fatto di sesso rapidissimo, playstation, crack, cocaina, feste deliranti, fino ad arrivare al classico matrimonio a Las Vegas.
Per il giovane Vajna è l’atto conclusivo di una settimana da Leoni per Anora la possibilità di un riscatto sociale e la prova che a volte le favole esistono.
Il secondo atto (il più bel da un punto di vista cinematografico dove si raggiungono vette stilistiche molto alte) fa svegliare bruscamente dal suo sogno la giovane Anora ed entrano prepotentemente i tre scagnozzi armeni inviati dai genitori del ragazzo affinché annullino quel matrimonio perché loro figlio non sposerà mai una prostituta.
Il film cambia registro diventando un Angeli con la Pistola firmato dei fratelli Coen.
Karren Karagulian ci regala con Toros, un Vescovo Ortodosso dai metodi poco ortodossi, un personaggio sopra le righe che è al tempo stesso capobanda ma anche l’armeno servile allo strapotere russo;
Juri Borisov (già visto irrequieto nel bellissimo Scompartimento n.6) è un glaciale tirapugni con lo sguardo di uno che sa come amare e rispettare una donna anche se il suo modo di fare può ricordare quello di uno stupratore.
Questa scalcagnata banda di emarginati vagherà come la palla di un flipper alla ricerca dello strafatto Vanja che fugge dalle sue responsabilità perdendosi nei meandri di una New York uscita direttamente da Fuori Orario (fantastico il processo che dovrebbe annullare il matrimonio. Risate, tragedia e ignoranza mixate e frullate da Sean Baker a suo piacimento).
Poi arriva il terzo atto che vede l’ingresso degli spocchiosi genitori capitanati da una mamma padrona che aggira a suo piacimento ogni ostacolo legale grazie al potere e ai soldi. L’’unico valore che è riuscito a trasmettere a quel ragazzo spavaldo solo quando la sua famiglia e migliaia chilometri da lui.
E’ il momento in cui Anora capisce che Cenerentola è solo una favola e che la dura realtà è che lei è una escort di 23 anni talmente brava da dimostrarne 25 e che Ivan/Vanja è un ragazzino di 21 anni tutto videogame, sballo ed eiaculazione precoce che trema davanti allo sguardo e all’arroganza della madre.
Sean Baker ci regala un finale amaro e spiazzante che riporta la protagonista e anche noi spettatori con i piedi per terra perché certi amori finiscono bene solo se sei Julia Roberts e Richard Gere o Shirley MacLaine e Jack Lemmon ma nella realtà altri amori possono nascere nelle circostanze peggiori che esistono tra anime sole alla ricerca di un proprio posto nel mondo.
Voto 7
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