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Anora

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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La recensione su Anora

di supadany
8 stelle

Il diritto alla felicità non gode della considerazione che meriterebbe. Sarà perché si tratta di uno stato d’animo determinato da una marea di fattori e non di una formula matematica da applicare, tuttavia anch’esso contribuisce a determinare/implementare ulteriori divisorie sociali, rimarcando quelle esistenti. Segnatamente, tra i pochi che possono concedersi ogni vizio e disporre di qualsiasi strumento, spesso sperperando quello che tengono tra le mani con una deleteria/ignobile noncuranza, e i tanti che devono combattere con le unghie e con i denti per avanzare di un singolo centimetro, per conquistare anche un semplice grammo di soddisfazione.

In quest’ultima categoria, c’è poi da aggiungere una distinzione supplementare, separando chi rimane fermo sul posto da chi non demorde, chi è disposto farsi in quattro pur di non rinunciare ai propri sogni e issare bandiera bianca in segno di resa.

Seguendo da vicino le peripezie della sua impetuosa, chiassosa e battagliera protagonista, Anora adotta pienamente questa linea di principio, denotando/modellando una florida gamma di proprietà, plasmate con una coerenza cristallina e un coraggio istintivo che lasciano a bocca aperta, per un film atipico, magnetico e fieramente indipendente, che si muove a viso aperto senza mettere nel mirino la perfezione, preferendo costituire una configurazione che, partendo da elementi di comune dominio, ricava un’identità sganciata dalle normative che vanno per la maggiore producendo risultati da catena di montaggio.

Ani (Mikey MadisonBetter things, C’era una volta a... Hollywood) è una giovane e scaltra spogliarellista, in fremente attesa dell’occasione propizia per lasciarsi alle spalle il presente. Conoscendo il russo, riceve come cliente Ivan (Mark EydelshteynThe land of Sasha), il rampollo di un’altolocata famiglia russa, che comincia a frequentare per lavoro con assidua regolarità, fino a quando, dopo una settimana di divertimento sfrenato, il ragazzo la sposa di punto in bianco.

Ani è al settimo cielo, dato che può finalmente accantonare una routine priva di sbocchi, ma i genitori di Ivan vanno su tutte le furie, chiedendo a un indispettito Toros (Karren KaragulianUn sogno chiamato Florida) di intervenire per sistemare il guaio e far annullare il matrimonio.

Ovviamente, la questione si complica in un amen, anche perché Ivan scappa dalle sue responsabilità e Ani non vuole sentire ragioni, nonostante le pressioni esercitate da Garnick (Vache Toumasyan) e da Igor (Yura BorisovScompartimento n.6, Captain Volkonogov escaped), gli scagnozzi di Toros.

Saranno ore concitate, dopo le quali, in un modo o nell’altro, per Ani niente sarà pure come prima.

 

 

Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

Anora (2024): Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

 

 

Discussa Palma d’oro a Cannes, non una novità negli ultimi anni (siamo comunque in altre lidi rispetto a quanto avvenuto con Titane e Triagle of sadness, inoltre è facile intuire i motivi che gli hanno consentito di conquistare le simpatie di Greta Gerwig), Anora è una pellicola entropica e tonica, che acquisisce dei pattern riconoscibili per poi manipolarli/trasformarli e galoppare a briglie sciolte, gettando il cuore oltre l’ostacolo e stabilendo dei binari specifici, scortati da interscambi che funzionano a menadito.

Dunque, Sean Baker (Red rocket, Starlet) sceneggia con ineffabile polifonia, dirige con brio e monta con un piglio rampante - eccellendo in tutti i settori - un film che scombina i piani della tipica rom com (il citato Pretty woman è un fedele metro di riferimento da cui differenziarsi) e rivede altre consuetudini (quando un gruppo di russi con intenzioni poco raccomandabili interviene, ti aspetteresti di assistere a tutt’altro), mettendo in moto una progressione a tre fasi, durante le quali sfoggia dei timing aerodinamici, al di là di qualche ridondanza di troppo (una ventina di minuti potevano essere tranquillamente sforbiciati, per quanto il congegno funzioni a pieno regime).

Nello specifico, a un primo atto disinibito, che sboccia nell’idillio provato da Ani, segue un secondo che frulla commedia e azione, per un’odissea giostrata con una scioltezza olimpica e un battito cardiaco accelerato, culminando infine con la ciliegina sulla torta, con un attracco rivelatorio e liberatorio, che si lascia andare, esattamente come succede quando l’adrenalina si esaurisce e le emozioni più profonde prendono la ribalta.

Tutto questo avviene mediante un fuoco sacro che spedisce al mittente i convenevoli, con una fisiologica vocazione che accarezza i disperati con l’acqua alla gola, quelle anime che non hanno prospettive a portata di mano, chi galleggia/annaspa ai margini e con tenacia tenta di abbattere barriere indistruttibili, delineando caratterizzazioni prorompenti e personaggi eccentrici che hanno qualcosa da annunciare, ai quali corrispondono interpretazioni altrettanto significative.

A tal riguardo, se per l’incontenibile e ardimentosa Mikey Madison possiamo tranquillamente parlare di una potenziale stella del futuro e Mark Eydelshteyn potrebbe essere un altro attore in rampa di lancio, una particolare nota di merito va assegnata a Yura Borisov che, avvalendosi di un personaggio destinato a passare con il tempo da laterale a focale, mostra ed esalta una sensibilità esemplare che lascia il segno.

 

 

Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

Anora (2024): Mikey Madison, Mark Eydelshteyn

 

 

In definitiva, Anora potrebbe correre il rischio di essere schiacciato dalla consacrazione di Cannes ma – ed è quello che più conta – ha una marcia in più, fluida e pura, e di certo un autore di nicchia qual è Sean Baker si è – aggiungo, finalmente - guadagnato uno status da osservato speciale.

Attacca bottone con straordinaria facilità e si evolve senza timori reverenziali personalizzando la sua ricetta, evitando qualunque tipo di mediazione e sprizzando energia – perlopiù positiva - da tutti i pori, con assi nella manica da giocarsi nei momenti opportuni e un finale talmente fermentato e avvolgente da rimanere incollato su cuore/testa/pancia, talmente sferzante/toccante da completare, chiarire e arricchire l’intero percorso.

Tra epidermide e viscere, euforia e turbolenze, gioie e dolori, difese immunitarie e larghe vedute, freni inibitori che saltano in aria e soluzioni a bruciapelo, desideri da alimentare e abbagli da fronteggiare, spaccature che fanno male e gentilezze che non ti aspetti, con una vitalità che fa impallidire la concorrenza e squarci fotografici (di Drew Daniels It comes at night, Waves - Le onde della vita) indimenticabili che, tra crepuscoli e la neve (come nel vertice de Il lato positivo), non si fanno mancare nulla.

Vorace e schietto, rutilante e slanciato.

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