Regia di Sean Baker vedi scheda film
Possedere uno stile è sempre un merito. Talvolta per riconoscere un musicista basta una nota, un pittore un colore o una forma, un regista un'immagine. Lo stile non si cambia, si può solo raffinare o consumare.
Sean Baker tratteggia indubbiamente un cinema che possiede delle caratteristiche non convenzionali e al momento dimostra di trovarsi nella fase più vitale ed estrema della messa in scena del suo stile. Lo intuiamo subito che tipo di film sarà Anora, dopo poche immagini e da lì in poi non smetterà mai di sorprenderci fotogramma dopo fotogramma. Baker dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio nel maneggiare un tipo di narrazione visiva a cui si possono dedicare tutti gli aggettivi possibili e immaginabili che appartengono al campo semantico della "follia". È come farsi un acido, mangiarsi un fungo, prendere "er black" di verdoniana memoria e si va avanti poi di effetti collaterali. Prendere o lasciare. Il cinema di Baker è come un gusto, se non piace la prima volta, non piacerà nemmeno al secondo assaggio. Viene difficile parlare di "maturità" di fronte a una pellicola come questa dove si balla, ci si sbronza, ci si droga e si scopa tantissimo. Ma si ha comunque l'idea che in effetti solo Baker possa riuscire a maneggiare, senza perdere mai il controllo, un certo cinema da sballo, schizzato e perchè no, a tratti anche nonsense.
Si ha l'idea di essere di fronte ad una pellicola quasi per niente scritta, ma più che altro improvvisata e in questa follia, gli intepreti sono l'amalgama perfetto. Più che attori verrebbe da parlare di comici di professione.
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