Regia di Sean Baker vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 77 - CONCORSO - PALMA D'ORO
Dove c'è Sean Baker, c'è sesso, ma non selvaggio: piuttosto scientemente organizzato, esercitato, concordato a pagamento, nell''esercizio.
Sesso vero, no piuttosto sesso simulato, al massimo tattile, sempre superficiale come e quello che pratica la seducente ventitreenne Anora, detta Ani, sex worker che non si lascia piegare, ma esegue con dignità e consapevolezza un lavoro che le consente di mantenere se stessa e la sorella minore.
Strusciando il suo corpo sinuoso su quello di maschi allupati ma spesso più avvezzi a guardare che a vivere l'emozione reale di un rapporto.
Il fatto che la ragazza conosca, seppur non parli, il russo grazie ad una nonna di tali origini, da decenni migrata negli States, fa sì che Anora incroci la propria rotta esistenziale con il simpatico, scanzonato e un po' superficiale Vanja, di due anni più giovane, spendaccione impenitente, figlio di una coppia di oligarchi russi non meno viziato e kitch.
Il giovane "affitta" la ragazza per una settimana, convincendola con una lauta retribuzione, e poi, innamorato o quantomeno incapricciato della bella giovane, se la sposa a Las Vegas.
I problemi sorgeranno al ritorno in patria, ove i genitori studieranno ogni stratagemma per liberarsi di quella che considerano una falsa nuora, ammaliatrice di uomini a scopo di lucro.
Sean Baker torna in regia dirigendo una spigliata favoletta morale indie tutta concentrata sulla differenza di classe e sulla intemperanza che quelle superiori nutrono nei confronti di quelle più umili.
Ma anche un film che parla dei giovani d'oggi e della incapacità di pensare al futuro se non in senso di accumulo di risorse, o di soddisfacimento di obiettivi tutti mirati al raggiungimento di soddisfazioni materiali.
Il filmetto, carino, semiserio per le tematiche che espone e finisce per trattare con una certa prolissità , nonostante il ritmo della narrazione che Baker gestisce con mestiere consumato, lascia il segno ma non emoziona quanto i bei lavori precedenti del regista indipendente americano, da Starlet (2012), Tangerine (2015), Un sogno chiamato Florida (2017) e Red Rocket (2021)
Anora si risolve in una commedia molto più seria di quanto voglia apparire a prima vista, ma anche spigliata e divertente, con un finale amaro da cui la prima ad uscirne devastata è proprio la protagonista, a cui un umile scagnozzo russo darà una lezione morale sonora ed eclatante.
Ma certo resta un film che pare incredibile si possa premiare con la Palma d'Oro, soprattutto se raffrontato ad alcuni altri film concorrenti, quello di Rasoulof in testa col suo magnifico The seed of the sacred fig.
Molto simpatici e carini nei rispettivi ruoli i due protagonisti, che hanno i volti e i corpi sinuosi e flessuosi di Mikey Madison e Mark Heldestein e ben si prestano a rappresentare la vacuità a cui spinge la giovinezza, soprattutto quando la bellezza fa parte delle qualità su cui si può contare, e ancora più quando si dispone di genitori oligarchi russi disposti a perdonare ogni scelleratezza e a ricoprire d'oro ogni stupidaggini commessa dalla propria prole viziata ed irresponsabile.
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