Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
A me sembra molto ingeneroso aver etichettato questo "Gangs of New York" come "il capolavoro mancato di Scorsese". A parte che anche un genio del cinema come lui non può, ovviamente, produrre solo capolavori, ma il film, che è uno dei suoi progetti più ambiziosi, inseguito per più di vent'anni, ha molto da offrire allo spettatore anche da un punto di vista puramente spettacolare. È un film di carattere epico e operistico con un occhio al cinema di Sergio Leone, e in particolare a "C'era una volta il West": Scorsese narra la Nascita di una metropoli e l'origine dei suoi conflitti etnici e razziali con sguardo disincantato, che non sceglie soluzioni di comodo e non arretra di fronte a particolari sgradevoli. Come "There will be blood" girato qualche anno più tardi da Paul Thomas Anderson, il film è uno specchio dei miti fondanti di una civiltà, dove la corruzione e la sete di facili guadagni hanno un posto preponderante. Pur inevitabilmente discontinuo nella sua lunghezza, può contare su pagine di cinema memorabili nella loro dismisura visionaria, dove le scenografie di Dante Ferretti ricostruite a Cinecitta' sono il teatro di uno scontro feroce di bande e di personaggi sopra le righe ma che trovano la loro coerenza di rappresentazione, soprattutto il Bill il Macellaio di Daniel Day Lewis dal rilievo shakespeariano, mentre Di Caprio resta nella sua ombra, ma ha comunque dei buoni momenti. Per me un'altra scommessa vinta dal cantore della Little Italy, uno dei geni del cinema contemporaneo.
Voto 8/10
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