Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Un ragazzo cerca di rifarsi una vita dopo anni in riformatorio dopo la morte del padre, malgrado tutto però, dovrà fare i conti col destino.
Film enorme, diretto magistralmente soprattutto nella messa in scena. Daniel Day Lewis lotta a suon di bravure contro Leonardo Di Caprio mentre Cameron Diaz fa la sua figura vista e stravista coi suoi occhi grandi e i sorrisi ormai chiaramente di plastica.
Peccato per come è gestito, barocco è e barocco resta, un film intrappolato nei milioni che sono stati investiti. Nessun virtuosismo, nessun rischio stilistico, tutto perfetto, tanto perfetto che sarebbe stato banale già vent’anni fa. Per non parlare dei combattimenti, gestiti come fossero le coreografie spettacolari dei raffinati prodotti d’oriente; le risse da bar sparse per strada prendono la verve delle gradi guerre in costume. Ridicolo, un combattimento rozzo è rozzo, le tremila inquadrature per enfatizzarlo sembrano una presa in giro.
La storia d’amore ci sta, è giusta data la natura epica del film, infatti è giusta ma non voluta. Le si vuol dare peso, il ritmo rallenta, le inquadrature stringono, ci sono solo loro due, loro due come altre tremiliardi di volte nel cinema, come non si fossero già viste due persone sole che discutono su loro stessi, come non fossero discorsi scopiazzati da questo o quell’altro film che ci ha fatto i soldi. Insomma, una storia d’amore dovuta, sofferta più da chi ha girato che da chi è costretto a sorbirsela.
Il giovanotto di turno deve vedersela coi fantasmi del passato, come non metterci una bella vendetta, la solita, certo, un film tanto grande non poteva avere un protagonista carogna, non poteva avere un protagonista idealista che punta a portare fino alla morte le sue (probabilmente troppo rischiose) idee. Meglio metterci lo sterile tema della vendetta, come fosse giusto, come il cattivo carogna di turno potesse sempre e comunque giustificare qualsiasi atto dell’eroe.
Infine c’è il solito finale alla Scorzese, bello a dir la verità, capace di lasciare ogni volta in maniera diversa quella sensazione di desolazione, tutto sfuma e prende un sapore diverso, assurdo a dir la verità se si pensa all’intera storia di per sé.
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