Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Un “La vita è meravigliosa” del nuovo millennio, lieve e giocoso eppure toccante e profondo. Con la spontanea capacità di infondere speranza riecheggia esteticamente l’arte del Matisse de “La gioia di vivere” e “La danza”. Si narra del tentativo di integrazione sociale ed affettiva di un giovane, traumatizzato prima da tormenti familiari (disonestà, rovina economica, separazione dei genitori con affidamento) e poi dalle trappole di una società consumistica basata su immagine e menzogna (efficacemente rappresentati da falsi assegni, divise dell’aeronautica, griffe lussuose, sesso mercenario). Le opportunità della vita ordinaria, del lavoro umile, dell’assunzione di responsabilità, della maturazione in un nucleo familiare allargato in cui lenire il trauma del distacco e metabolizzare le disillusioni amorose, vengono incarnati dall’agente speciale Hanratty ed in parte dal solido personaggio di Martin Sheen. L’incedere è brillantemente classico e fa da contrappunto ad una messa in scena apertamente moderna, con la splendida ricostruzione visiva e sonora delle atmosfere anni “60. L’impeccabile regia dona ritmo ad un tono felicemente disincantato, elevando il valore di una delle opere più autentiche di Spielberg, destinata visione dopo visione, a farmi cedere alla tentazione delle 5 stelle. Di Caprio e Walken sono magnificamente in parte, Hanks recita in souplesse. Da menzionare infine nella scena tra Frank Abagnale e Cheryl (Jennifer Garner), l’abbinamento musicale di ”Look of love” versione Dusty Springfield (utilizzata come significante semiologico in stile tipicamente kubrickiano); un brivido di piacere ci pervade, e l’essenza delle pennellate de “La Joie de vivre” pare materializzarsi nitidamente davanti ai nostri occhi. Capra e american way of life, Kubrick e Bacharach, Matisse e gli anni ”60..… come incanta l’alchimia di Spielberg!
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