Regia di Doug Lefler vedi scheda film
Nel 2000, quattro anni dopo il buon successo del "Dragonheart" di Rob Cohen (un film d'intrattenimento a cui sono particolarmente affezionato fin dalla preadolescenza), approda direttamente in home video questo "Dragonheart: A New Beginning".
Non aveva molto fondamento l'idea di un sequel considerata la (stupenda, per me) conclusione del film precedente: non stupisce quindi che i successivi prodotti derivati, oltre a dover 'aspettare' una buona quindicina d'anni prima di venir realizzati (il 'primo' risale al 2015 e il terzo, intanto ultimo, al 2020) lasciando intendere un non esaltante riscontro commerciale di questo secondo capitolo (sicuramente mal visto dalla critica), punteranno sul formato del prequel. Si potrebbe, comunque, obiettare che "A New Beginning" sia più un tipico caso di 'remake mascherato da sequel' che non un vero e proprio sequel, visto che bene o male ricicla la storia di amicizia tra drago e umano con qualche variazione, qui entrambi giovincelli e inesperti del mondo, con inserimento di una coppia cinese (anziano maestro e giovane apprendista) e rielaborazione della figura del cavaliere (il cui look mi pare voler richiamare Bowen, tanto per rimarcare il concetto di 'semi-remake').
Da bimbetto mi imbattei per caso in tv, con mio sommo sbigottimento, in stralci di questo lavoro, soprattutto riguardanti il finale e lo trovai piuttosto una merda, specialmente negli effetti digitali (spero che en.wikipedia abbia sparato a caso il budget sopra gli 11 milioni di $, perché altrimenti qualche tizio se li è mangiati senza vergogna). Guardandolo integralmente, confermo l'impressione marcatamente negativa nei riguardi di questo prodottino che, in aggiunta ad una cgi tristissima e decisamente mal integrata con le riprese in live action (mentre l'originale portava avanti l'evoluzione delle tecniche digitali), può 'vantare' un cast di medio-basso livello e/o impegno, una sceneggiatura decisamente scema e non nel senso involontariamente divertente con colpi di scena telefonatissimi (mi rendo conto che questo punto potrebbe essere messo in dubbio, avendo come detto già visto il finale da ragazzino, ma certi indizi su personaggi come il cavaliere 'onorevolissimo' o 'il' giovane cinese sono evidenti fin dalla loro prima apparizione), ritmi gestiti alla cazzo con sensazione di buchi e una battaglia conclusiva raggruppata in fretta e furia per terminare lo strazio, e per finire una regia (firmata da Doug Lefler) iper-televisiva e moscissima. Si salva solo la colonna sonora, ma perché in gran parte fondata su ricicli di quella composta da Randy Edelman per la pellicola del '96) e, forse, qualche intento riflessivo sulla manipolazione sociale e psicologica da parte del potere, ma questo secondo aspetto è talmente buttato in vacca dalla scrittura e dalla messa in scena del film da instillare un briciolo di irritazione nella rassegnazione generale per il pensiero dello spreco di tematiche.
Insomma, robaccia facilissima da evitare e che fortunatamente dura relativamente poco aggirandosi sull'ottantina di minuti, anche se 5 minuti di lettura di fan fiction sarebbero stati l'ideale.
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