Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Si sa, il 2° inizia proprio laddove il 1° s’interrompe (ma non mi dire), evitando qualunque riassunto dei fatti precedenti (forse al fine d’incoraggiare al binge-watching ante-litteram, chissà…) e – al di là di tutto questo – si rivela sin dai primissimi minuti molto più riuscito, interessante ed avvincente del suo predecessore, forse (anzi, quasi sicuramente) in quanto incentrato meno su Frodo (che non si giova affatto della monocorde interpretazione di Wood) e più su Aragorn, il quale, oltre ad essere un personaggio più intrigante, è anche meglio interpretato (certo, ciò detto, bisogna ammettere però che le scene con Arwen sfiorano molto da vicino il patetico e lo svenevole).
Il tutto, poi, è ulteriormente elevato dal “vero” punto di forza del film: gli ultimi 40 minuti circa della battaglia al Fosso di Helm. 40 minuti: appunto, una durata che poteva condurre ad un’atroce agonia fatta di noia, squartamenti e sangue a fiotti, e che invece si dimostra capace di emozionare e coinvolgere oltre ogni più rosea aspettativa, in buona parte grazie agli eccezionali effetti speciali e ad un paio di ottime trovate per tenere alto il ritmo (è il caso, ad esempio, delle numerose “comparsate” del nano Gimli, lanciato in una certa particolar sfida coll’elfo Legolas). Impressionante. Tanto di cappello a Jackson e compagni.
In ogni caso, questo film fa – ovviamente – anche molto di più di mostrare battaglie e affini. Introduce il geniale personaggio di Gollum (tanto per dirne una), capace sin da subito di rubare letteralmente la scena al protagonista (non che fosse particolarmente arduo, va da sé), ravvivando la narrazione in quei frangenti dove – diversamente – si sarebbe quasi certamente scivolati nella monotonia (evidentemente, ne era ben conscio già lo stesso Tolkien…).
Ma diversi altri sono i personaggi determinanti e memorabili che qui fanno la loro prima apparizione: Barbalbero, re Théoden, Éowyn, Éomer, Vermilinguo…
Le due torri, per farla breve, si dimostra dunque in grado – al netto di qualche caduta di tono qua e là – di costruire un grande affresco molto fedele al romanzo d’origine, espandendo una mitologia di base di per sé amplissima, intrecciando sempre più le varie vicende in modo ineccepibile, in maniera solida e compatta, nonostante non presenti né un vero inizio né una vera fine. Cosa che potrà forse dare a qualcuno “la sgradevole sensazione di aver assistito alla più costosa sequenza di raccordo della storia del cinema” (Mereghetti), possibile. Ma che sequenza!
Ci troviamo infatti di fronte ad uno dei migliori fantasy cinematografici di sempre, perfetto anche per i non appassionati del genere come il sottoscritto. Un netto passo avanti rispetto alla Compagnia dell’Anello, in vista della semi-eccellenza dell’ultimo capitolo, col “ritorno del re”.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta