Regia di Peter Jackson vedi scheda film
"Le due torri" è l'episodio di mezzo della Trilogia, e forse quello che è stato più esposto ad equivoci soprattutto da parte di una critica prevenuta sul genere. Mereghetti accusa Jackson di arroganza per non aver fatto il riassunto della puntata precedente, ma secondo me la scelta è assolutamente giusta, poiché i tre film sono in realtà un continuum. "Le due torri" è un fantasy dove l'azione si dirama in sequenze parallele, coordinate da un montaggio alternato, con una scelta narrativa forse non del tutto fedele a Tolkien ma che garantisce una robusta progressione della trama e dei suoi subplots.
Come nel capitolo precedente, la carta vincente dell'intera operazione è da riscontrare in una galleria di personaggi vasta e colorita a cui lo script riesce a dare spessore: oltre a Gandalf il grigio, immortalato da un McKellen di possanza shakespeariana, da citare senz'altro il Saruman di Christopher Lee, malvagio stregone che ha più di qualche tratto in comune con Dracula, l'Aragorn di Viggo Mortensen a cui l'attore americano offre un rilievo umanissimo e un'espressività dilaniata che funziona senz'altro meglio rispetto al decorativo Legolas di Orlando Bloom; efficace il contrappunto leggero dei due Hobbit Merry e Pipino e del nano Gimli, ma affascinante anche la presenza della figlia del re di Rohan interpretata con sincera adesione da Miranda Otto, e di buon rilievo le sequenze che vedono il conflitto interiore dell'elfica Arwen, decisa a rinunciare alla sua immortalità per amore dell'umano Aragorn.
Jackson in questa seconda parte riscopre la sua passione per l'horror nelle apparizioni degli Orchi, in certi sprazzi di violenza guerresca, sicuramente necessari e non gratuiti, nella cupezza di alcune atmosfere anche a livello visivo e soprattutto nella lunga scena della battaglia del fosso di Helm, di circa quaranta minuti, figurativamente modellata su quella celeberrima dell'Aleksandr Nevskij di Eisenstein, aggiornata all'epoca della CGI, ma non meno viscerale e in certi momenti geniale.
Il film accoglie suggestioni di natura eterogenea, è un blockbuster ma anche un film d'autore che cita i quadri dei preraffaelliti, crea un personaggio come Gollum che rischia di mettere in ombra Hobbit elfi ed umani con la sua scissione di personalità, forse non evita qualche ripetizione e qualche passaggio un po' dilatato ma non risulta comunque mai noioso. Gli effetti speciali che vanno a disegnare creature fantastiche come gli alberi parlanti recuperano una dimensione artigianale alla Ray Harryhausen che si è andata sempre più perdendo nel fantasy contemporaneo, mentre le musiche di Howard Shore sono un accompagnamento nobile, maestoso che sottolinea l'epica dei passaggi più memorabili. A mio parere non inferiore al primo ed inscindibile dalla continuità della Trilogia, dunque opera di forte impatto audiovisivo e di forte innovazione sul genere a cui appartiene.
Voto 9/10
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