Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Gli elementi che Balaguerò pone nel suo secondo lungometraggio dimostrano come l'esperienza del regista sia maturata nel corso degli anni. Più sapiente, e con un suo stile personale che nel futuro lo contraddistinguerà tra i fan dell'horror, dove il più marcato è sicuramente la fotografia.
Il regista catalano dimostra di avere padronanza del genere, ricorrendo ad alcuni tòpos del genere come la "Haunted House" o un marito nevrotico che armatosi di piccone e di espressioni folli si avvicina molto al Jack di "Shining", che vanno a sommarsi a personaggi e intrecci che ricordano vagamente Bryan Yuzna (non a caso produttore). Ma ecco che arriva la sorpresa; nonostante vengano presi a modello alcune particolarità dell'horror, Balaguerò si avvale di nuovi modi su come adoperare questi modelli visti e rivisti in qualcosa di originale e inaspettato. In un attimo il carnefice si trasforma in vittima e la casa assume concetti più apocalittici. Un ottimo uso della paura, che attraverso dei particolari (come un vecchio ritratto) o un pessimismo generale che permea tutta la pellicola, spaventa e inquieta lo spettatore, che ritorna bambino nel temere quel Buio, materia ignota e nascondiglio di esseri soprannaturali, che simile ad un buco nero assorbe colori e persone, che scompaiono terribilmente.
E' dunque la fotografia ad avere uno degli aspetti più importanti dell'opera: facendo leva sui chiaro-scuri in una specie di contrapposizione tra il bianco delle luci e il pallore della protagonista, contro l'oscurità della notte e le tenebre che si annidano sotto il letto, per tutta la durata del film esse si scontrano fino ad arrivare a quel finale dove un'eclissi (letteralmente) ricopre di una notte cupa e irreale tutti gli eventi che fa precipitare nell'oblio i protagonisti.
Insieme ad essa vi è un montaggio perfetto che non eccelle solo nella tecnica, ma anche nella narrazione, mantenendo un ritmo oppressivo che incolla lo spettatore allo schermo. Aggiungendo ad esso la furba regia, che con specifiche angolazioni ed effetti speciali timidi ma inquietanti, creano un ottimo risultato. La trama invece è un mezzo successo, da una parte riesce a sorprendere grazie ad una giusta atmosfera e ad un uso originale dei luoghi comuni, amalgamando il tutto con un rito che più blasfemo e crudele non si può, applicandoci una simbologia rituale che interessa oltre che spaventare (l'Uroboro, il sacrificio biblico, il numero 7...)
Dall'altra parte però abbiamo un intreccio che spesso non è coerente e scelte narrative che fanno storcere il naso allo spettatore, così da far godere di una storia soltanto a metà. Perfetto esempio è il personaggio di Giannini. Essenziale per la spiegazione di cosa sia realmente la casa, ma così sensitivo da prevedere le successive azioni della nipote, finendo per risultare inconcludente e troppo profetico, perdendo in credibilità. Nemmeno la colonna sonora aiuta, niente di speciale e niente di nuovo, un sonoro già sentito e per nulla eccezionale, più che trascinare lo spettatore, sta in disparte come un semplice motivetto accompagnatore. Un peccato per le sceneggiature, che sono l'aspetto peggiore della pellicola: ricolme di cliché e prevedibili, quasi poco curate, senza lo stesso effetto dirompente che conferiscono le immagini del film, tranne forse per qualche efficace trovata. Anche il cast ha degli alti e bassi. Anna Paquin e Ian Glein, rispettivamente figlia e padre riescono a dare un'ottima interpretazione e spessore nei loro personaggi, mentre alcuni quasi scendono nel ridicolo e non risultano per niente credibili, soprattutto il piccolo fratellino, la cui presenza o assenza non è neppure percepita e Giannini (come già detto), che non danno quelle marce in più ai loro personaggi.
Un buon film, che grazie ad alcuni meravigliosi aspetti tecnici e una padronanza della cinepresa e del genere rende quest'opera un buon risultato. Con dei difetti nel cast, nell'intreccio e in particolar modo sulle mediocri sceneggiature. Da vedere comunque, soprattutto per il finale pessimistico che è un punto in più, veramente "oscuro".
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