Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Va a finire che Balagueró e soci spagnoli, con una manciata di titoli (il precedente “Nameless”, il presto da noi “Secondo nome”), verranno presi a modello di stile per un nuovo modo di mettere in scena l’orrore, visti il successo e una certa stima critica. Ma se tale modo è scolorito, a encefalogramma piatto, ingessato, tutto shock a colpi di note tonanti, lampi d’incubi e andatura da mummia, non c’è da stare allegri. Non tragga in inganno il pessimismo generale di questa storia dell’avvento del Buio attraverso sacrifici di bambini, e di una famigliola che cerca di combattere le forze del male: è solo superficie, un po’ di tintura scura. Non c’è vero e pulsante “sentimento orrifico”. Balagueró, che usa soldi americani (della Dimension, il braccio horror della Miramax), vuole fare l’autore ma è troppo scipito; d’altro canto, non riesce neanche a scendere nel genere puro, perché è come se avesse paura di sporcarsi. E allora resta nel nulla: come in una qualsiasi miniserie Tv. Non sollevano le sorti interpreti bolliti e di un’antipatia, qui sì, spaventosa (la Paquin su tutti). Perché non ci si accorge del buon cinema dell’orrore (e ce n’è, in giro, adesso) e si spreca tempo su robe così?
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