Regia di Dover Koshashvili vedi scheda film
Zaza è un israeliano trentenne, appartenente a una famiglia agiata di ebrei georgiani immigrati. La famiglia gli combina un matrimonio con una ragazzina ammodo, ma lui ha già una relazione clandestina con una marocchina, divorziata e con bimba a carico. In apparenza, il film dell’esordiente Kosashvili (presentato a Cannes 2001) è una commedia sui conflitti etnici, sul conflitto fra tradizione e modernità. Condotto però con uno stile meno accattivante del solito: quasi niente musica, un occhio cattivissimo sulla piccola borghesia israeliana, e una lunga scena d’amore, dialogata con gran credibilità. Poi, dal momento in cui i parenti vengono a sapere della relazione (che è per la verità assai seria, e ha la portata di un ménage familiare) si scatenano: invadono la casa della donna, la insultano e la minacciano, e si coalizzano contro il figlio. Gli sviluppi saranno amari, e il film, pur senza approfondire molto i suoi personaggi, fornisce dei ritratti veritieri. Il grottesco del film potrebbe sembrare a tratti eccessivo: ma è chiaro comunque che il male ritratto dal film non è il tradizionalismo ebraico, bensì la piccola borghesia, orrenda in Israele come dovunque.
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