Regia di Ridley Scott vedi scheda film
L'idea del gruppo di persone isolate che vengono fatte a fettine da un alieno era vecchiotta già all'epoca, ad essere innovativa in Alien è la confezione: Scott, che con I duellanti si era imposto come un regista capace di creare dei veri e propri quadri e gestire alla perfezione la tensione drammatica (anche se poi ad un certo punto se l'è dimenticato...), contestualizza questo schema trito e ritrito alle atmosfere sospese di 2001: Odissea nello spazio, riproponendone la claustrofobia ed il senso di dispersione (non per nulla la tagline era "Nello spazio nessuno può sentirti urlare"), con in più una strizzatina d'occhio alla fantascienza "sporca" del primo Guerre stellari. Il risultato è un'opera di genere perfettamente compiuta, forse a tratti troppo ostentatamente formale, ma in grado di costruire con sapienza un terrore sinuoso e profondo che fa dimenticare quel paio di difettucci di scrittura inseriti qua e là (davvero nessuno a parte Ripley trova quanto meno discutibili i comportamenti di Ash prima che quest'ultimo sbrocchi definitivamente?). Poco da dire sull'impatto enorme che ha avuto sulla cultura pop: Giger e Rambaldi hanno creato un mostro potentissimo, esteticamente lovecraftiano ma con una componente di asetticità che lo rende un magnifico mix fra un predatore in carne ed ossa ed un robot apatico. Però anche il resto concorre a renderlo memorabile: la colonna sonora di Goldsmith, i lunghi silenzi, un cast composto quasi interamente da (all'epoca) sconosciuti assolutamente adeguati. Un'alchimia vincente insomma.
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