Regia di Zalman King vedi scheda film
Un film erotico d' autore americano girato con lo stile di uno spot pubblicitario per un prodotto lussuoso, spacciato per melodramma d' ambientazione storica europea con qualche scena di nudo. L' apparenza c'è ma la sostanza è poca. Brass ha fatto vedere molto di più.
Esempio di falso film erotico d' autore americano con un cast di fotomodelle con nomi d' arte da pornostar e una serie di amplessi, festini e orge in grandi ville e fumerie d' oppio in una falsa Parigi di fine anni trenta, rappresentata con dei più economici esterni a Praga degni di uno spot pubblicitario, con il commento fuori campo della protagonista e roboanti musiche classiche e classicheggianti, compreso il "Và pensiero" di Verdi che con il contesto storico non c' entra nulla ma suona bene. Solo scenografico il susseguirsi di pseudo artisti, cortei di pseudo comunisti con bandiere rosse da sventolare e volantini da lanciare al vento, bande di pseudo fascisti con basco nero, cappotto nero e cani feroci al guinzaglio, gay da cabarèt, gigolò africani, soubrette lesbiche, militari e puttane. Dopo essersi traditi a vicenda con "cani e porche di turno" i due novelli romanzieri erotici americani Lawrence e Helena si incontreranno ancora per poi fuggire insieme poco tempo dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Ma certe esperienze mostrate nel film erano solo il frutto della fantasia di lei? Scrittrice di brevi racconti erotici commissionati da un ricco cornutone parigino per pochi, maledetti e subito.
Il tema centrale è il tormentato rapporto fra due veri scrittori di romanzi erotici (l'americano Henry Miller e la francese Anais Nìn, già rappresentati alcuni anni prima in un altro film giudicato poco erotico e molto noioso con Maria De Maideros, Uma Thurman e Fred Ward) qui interpretati da un falso giovane Mickey Rourke dallo sguardo perso nel vuoto (Costas Mandylor, un ex fotomodello australiano di origine greca interprete di molti film e telefilm per la maggior parte ignoti e mediocri se non decisamente brutti) e da una bellona sempre imbronciata a metà strada tra Cristina Davena e Alba Parietti (Audie England, oggi fotografa professionista). Per non parlare poi di Adewale Akinnuoye Agbaje, Rory Campbell, Eric Da Silva, Marketa Hubresova, Emma Louise Moore, Raven Snow, Marek Vasut, Rory Zette, meno espressivi dei loro lussuosi abiti di scena stile vintage firmati Cerruti, anche quando se li tolgono.Tutta gente dai nomi d' arte altisonanti e d' indubbia bella presenza ma che oggi più che mai non dicono niente a nessuno. Tra queste giovani attrici vi è anche una falsa Uma Thurman più carina dell' originale, nel ruolo di una cantante lesbica oppiomane con i neri capelli corti a caschetto di moda in America nei primi anni trenta, un altra emerita sconosciuta, che recitò una parte in un altro film erotico di King girato per la pay-tv americana e mai distribuito in Italia. Tra le figure maschili di secondo piano si notano un frivolo gay impomatato e un giovane pittore spagnolo sicuramente ispirato a Picasso. Ma più che personaggi secondari sono soltanto delle belle figurine marginali schivate volentieri dalla coppia protagonista.
Lo scomparso Zalman King (1941-2012) regista del più fortunato e visto "Orchidea Selvaggia" qui si rifà a Bertolucci e Visconti ma come dramma storico risulta abbastanza piatto, spesso al livello di una noiosa telefiction se si escludono le scene di nudo. Ovvio che se il protagonista fosse stato l' allora riconoscibile e già affermato Mickey Rourke questo film avrebbe avuto più considerazione da parte della critica e del pubblico. Il suo sosia qui da il meglio di sè solo quando, sempre con la sua unica espressione annoiata da post-sbornia, atterra con una testata un molesto capobanda fascista ubriaco. Il regista ha dato più risalto a costumi e scenografie, molto meno alla nudità del cast con il risultato che la fantasia e la sostanza scarseggiano lasciando spazio solo all' apparenza esteriore e a dialoghi molto poco interessanti. Un esempio di una involontariamente grottesca battuta "erotica" tratta dal dialogo finale tra i due protagonisti: "Perché sei andata con quel fascista?!" - "Perché mi piaceva l' odore del suo sudore!". Preciso che quello non aveva bevuto prima per sbaglio del profumo francese.
Per quanto riguarda i contenuti visivi, essendo girato da un americano siamo a livelli abbastanza moderati da annoiare presto chi è abituato a ben altro, oltretutto i due giovani protagonisti di bella presenza hanno girato le brevi scene di nudo con tanto di controfigure per "ragioni di insicurezza personale". A parte qualche nudo femminile statuario si nota poco o niente, specialmente in certe scene di caotiche feste danzanti con gente svestita che ricordano quelle del più noto film di King "Orchidea Selvaggia". Tanto per fare un paragone, il nostrano Tinto Brass ha fatto vedere di più che il suo fu collega americano. Pare che esiste una versione integrale del film più lunga di appena pochi minuti uscita di recente in DVD. Alla fine di questo melodramma erotico, quando incombe il pericolo della guerra e di una probabile vittoria dei nazisti tedeschi, i toni diventano più drammatici. Accompagnati dal sottofondo di una musica tragica un gruppo di neofascisti francesi aggredisce il pittore spagnolo mentre nel suo atelier dipinge un quadro allegorico raffigurante una pallida donna nuda (la libertà d'espressione?) svenuta e trascinata via da Hitler e Mussolini. Inseguiti dallo stesso gruppo di teppisti malintenzionati, i due protagonisti finiscono invece a farsi una appassionata scopata di riconciliazione nei sotterranei della cattedrale di Montmartre per poi lasciarsi.
Considerando il breve periodo in cui "Il delta di Venere" venne distribuito nelle nostre sale, i giudizi della cinecritica italiana furono molto scarsi quanto piuttosto drastici. Un cinecritico allora del momento (G.Fofi) scrisse di averlo visto solo per sfuggire dal caldo estivo per poi definirlo "Una popò dorata". Uno più sofisticato (P.Mereghetti) lo descrisse sul suo dizionario dei film come "il solito fumettone semipatinato per esteti da strapazzo". Per un altro più anziano (M.Morandini) si tratta di "voyeurismo con velleità estetizzanti e attori da fotoromanzo" (sic) in parole povere un film per collezionisti di foto erotiche. Se può essere di consolazione per chi è piaciuto questo film, "Il Delta di Venere" fu sicuramente molto più visto nel mercato dell' home-video (VHS poi DVD) compreso quello editoriale, tanto da essere oggi ricordato come uno dei film più originali di quel fu regista, uno dei pochissimi cineasti americani degli anni ottanta-novanta specializzati nel genere erotico soft-core, nel caso di questo film addirittura più denigrato dalla cinecritica italiana del peggiore Brass ma almeno lo scomparso King non era un esteta feticista fissato con culoni, piedini e tettone delle attrici come il citato regista veneziano, anche se quest' ultimo ha mostrato molto di più.
Per chi non ha mai visto altri film del genere questo potrebbe essere facilmente scambiato per un melodramma d' ambientazione storica con delle scene di nudo femminile ma in realtà è soltanto un raro e pallido riflesso del decadente genere erotico, nel periodo degli anni ottanta-novanta da tempo relegato nella serie B del cinema e ormai fuorimoda perchè superato dai più espliciti e diffusi film pornografici, in questo caso fermo alla solita via di mezzo senza infamia e senza lode e alla solita visione più o meno erotica del ti vedo, non ti vedo ma ti vedo? Dato che esiste anche di molto peggio, come quei più fortunati, numerosi, sopravvalutati e visti film americani nei quali il sesso, spesso e volentieri poco e volutamente deviato e perverso, è solo un pretesto per mostrare della violenza efferata e gratuita. Almeno non è il caso di questo subito dimenticato film melodrammatico soft-core made in USA.
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