Regia di Frantisek Cáp vedi scheda film
Un'insolita coproduzione italo-tedesco-croata per un fiammeggiante melodrammone affidato alla regia del boemo Frantisek Càp e al carisma del divo Marcello Mastroianni. Le evoluzioni drammaturgiche del copione (firmato da Johannes Kai da un soggetto dello stesso Càp e di Vjekoslav Dobrincic) saccheggiano a piene mani ogni stereotipo classico del genere immergendolo nella linearità e nell'essenzialità dell'approccio stilistico alla materia affrontata, ben evidente già dalla semplicità della trama. La giovane e sensuale Vida (Jester Naefe), orfana e con due fratellini a carico, trova lavoro in una salina, dove è costretta a subire le attenzioni insistenti del sorvegliante Alberto (Peter Carsten), che, durante una turbolenta notte, finisce per aggredirla: sarà il pescatore Piero (Marcello Mastroianni), innamorato di lei, a salvarla appena in tempo. Tra echi di Riso amaro e dei melodrammi nazional-popolari di Matarazzo, il film di Càp stempera le suggestioni strappalacrime del dramma sentimentale con le vampate furenti del melò, affidando il fascino visivo del film alle meravigliose scenografie naturali delle saline dell'Adriatico (tra Pirano e Portorose, oggi territori sloveni), ammantando di morbosità ed erotismo il tourbillon di passioni infuocate che divampano sullo schermo ed incastonadole nell'iperrealismo cromatico della fotografia firmata da Vàclav Vìch. La splendida e sensuale Jester Naefe, la "Marilyn Monroe tedesca", concluse drammaticamente la propria carriera d'attrice proprio con La ragazza della salina: durante le riprese della sequenza in cui lotta sugli scogli con Isabelle Corey, infatti, ebbe un incidente battendo violentemente la testa. Una serie di continui e dolorosi mal di testa iniziarono ad affliggerla per mesi, finchè le venne diagnosticata nel 1959 la sclerosi multipla. Abbandonata dagli amici, ritiratasi a vita privata nella modesta abitazione della madre, morirà, ormai quasi del tutto cieca e paralizzata, a soli 42 anni.
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