Regia di Jerry Schatzberg vedi scheda film
Needle Park è uno spelacchiato angolo di verde (definirlo giardino sarebbe troppo) in mezzo a una strada di New York: si chiama così (“parco siringa”, dice Pacino nella versione italiana) perché è il ritrovo dei tossicodipendenti del quartiere, che bivaccano tutto il giorno su quelle panchine in attesa di qualcosa. Uno di loro, Bobby (Al Pacino al suo primo ruolo da protagonista), conosce una ragazza, Helen (Kitty Winn, premiata a Cannes e purtroppo vista poco in seguito), che all’inizio del film sta con un artista e ha appena abortito. Lei è un po’ sbandata, ma non si droga: inizia a farlo per stare vicino a Bobby, per condividere tutto della sua vita, e arriva a prostituirsi per procurare le dosi necessarie a entrambi. Lui vorrebbe fare fortuna, cioè diventare uno spacciatore (ha davanti agli occhi l’esempio di suo fratello, che fa il topo d’appartamento e paradossalmente è quello con l’apparenza più presentabile della famiglia), ma non è il momento adatto: la polizia sta sequestrando grossi quantitativi di droga, il cerchio si stringe intorno ai trafficanti. Un poliziotto ricatta Helen per farla testimoniare contro Bobby, che va in prigione: all’uscita la trova ancora lì, fedele come un cane, a subire le sue ire e poi a ricevere le sue ruvide manifestazioni di affetto. Pare persino riduttivo considerarlo uno dei migliori film sul tema della droga: è soprattutto un melodramma proletario, un incontro di due disperate solitudini che stanno insieme per uno strano groviglio di attrazione, calcolo e masochismo. L'ultima scena contiene una delle più toccanti dimostrazioni d’amore (un amore trattenuto, quasi forzato) che abbia mai visto al cinema.
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