Regia di Robert Schwentke vedi scheda film
UN SOGGETTO COME QUELLO DI "TATTOO" AVREBBE FATTO FELICE UN REGISTA visionario come David Fincher ('Seven', 'Panic Room') o ardito come Christopher Nolan ('Memento', 'Insomnia'). Ma la storia dei due detective Mink e del giovane Mark e della loro indagine nel mondo sommerso dei tatuaggi d’arte (per i quali si è disposti ad uccidere e scuoiare le vittime prescelte), davanti alla cinepresa del regista tedesco Robert Schwentke (al suo debutto alla regia per il grande schermo), si risolve in un thriller dall’andamento e tempi televisivi. Ed è un vero peccato perché la “confezione” (fotografia dark di Jean Fehse ed ambienti claustrofobici nel loro essenziale realismo) faceva sperare in una variante più perversa ed originale del “classico” thriller che si trasforma in un viaggio nel lato più oscuro della mente umana.
Così come gli interpreti August Diehl, il giovane poliziotto Mark dalla doppia vita, e Christian Redl, il detective Mink (impressionante la sua somiglianza con l’attore francese Tcheky Karyo) sono le facce giuste per dar volto alla durezza e disperazione di uomini dal pesante passato alle spalle. Ma è nella regia Schwentke che 'Tattoo' non trova un suo stile personale e alto che riesca a togliergli di dosso l’indelebile “tatuaggio” e taglio di un telefilm poliziesco da prima serata televisiva.
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