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Le due sorelle

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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La recensione su Le due sorelle

di alan smithee
8 stelle

TFF 2013 - NEW HOLLYWOOD

L'ossessione del doppio fa un ingresso irruento e prepotente nella cinematografia ancora acerba di Brian De Palma, che qui inizia a farsi conoscere ed apprezzare al mondo col suo primo, intricatissimo ma entusiasmante thriller in stile e tocco spudoratamente hitchcockiani: due gemelle siamesi separate ormai ventenni per una impellente urgenza dovuta ad un parto: quella incinta, la dolce Danielle abortisce, quella scontrosa e apparentemente malvagia, Dominique, muore dopo la separazione. Dopo un anno la sopravvissuta partecipa ad uno squallido show televisivo e conosce un concorrente di colore: i due simpatizzano, si piacciono, e dopo un invito a cena e l'allontanamento di un bizzarro e molesto individuo (di cui presto risentiremo parlare) i due si rifugiano nell'appartamento di lei. La mattina dopo, l'uomo viene improvvisamente aggredito da una Danielle diversa, aggressiva e malvagia che sembra assomigliare, pur nel timbro vocale modificato, alla sorella defunta. Intanto una giornalista che vive nel palazzo accanto assiste all'omicidio e si improvvisa detective, coinvolgendone uno vero, dato che la polizia non la crede e sembra pure prenderla per mitomane.

Margot Kidder

Le due sorelle (1973): Margot Kidder

Margot Kidder

Le due sorelle (1973): Margot Kidder

Nel contempo una magia da brivido: lo schermo si sdoppia permettendoci di seguire, da voyeurs complici e compiaciuti, le dinamiche concitate dell'assassina e del suo medico/marito connivente da una parte, e quelle della giornalista dinamica e determinata dall'altra. Intanto una regia attenta e virtuosisica simula filmati d'epoca "dreyeriani": un servizio giornalistico che affronta il problema dei gemelli cosiddetti "siamesi", addentrandosi a parlare in particolare delle due avvenenti gemelle protagoniste, e informandoci che la apparentemente dolce e remissiva Danielle e' in realtà quella delle due che più difficilmente può soppostare una vita finalmente indipendente, tendendo ad acquisire, in momenti di panico o difficoltà,  la personalità della sorella dominante ormai perduta. Come poi in seguito il grande De Palma imparerà a farci apprezzare, il thriller si complica ulteriormente di particolari e dettagli sin complicati ma ammalianti: una clinica che sperimenta la cura dei malati di mente inserendoli in un contesto di casa-famiglia dove si cerca di assecondare ogni proprio capriccio o bizzarria; una storia d'amore impudica e sfrontata quanto impossibile tra un medico inquietante e fisicamente repellente (il suo occhio spiritato sarà il protagonista esclusivo del successivo meraviglioso "Fantasma del palcoscenico") e una delle due sorelle unite: ovviamente la dolce Danielle, che amoreggia con lui sotto lo sguardo sconvolto e stranito della sorella più cupa, che per questo viene ripetutamente e barbaramente sedata; l'omicidio del nero incontrato allo show: un accoltellamento con sprizzi di sangue di un grottesco ed improbabile arancione che sembra pittura diluita in acquaragia e rende il massacro una mattanza bizzarra e perversa: l'identificazione in Dominique da parte della impicciona giornalista, che finirà per sfiorare la follia quando tenderanno ad identificarla per la sorella malvagia ed ombrosa. Infine un finale aperto, irrisolto e ironico con un detective che ha scoperto tutto, o almeno dove si trova il cadavere occultato, e che tuttavia viene ignorato da tutti e lasciato solo alle sue indagini, delle quali in fondo ormai non importa più nulla a nessuno.

scena

Le due sorelle (1973): scena

Gran ritmo, suspence e adrenalina dosate con maestria, per un gioiello che andrebbe visto e rivisto per assimilarne tutte le minuzie ed i dettagli anche più apparentemente insignificanti. Musiche con violini effiacissimi e crudeli che tagliano più dei coltelli che fendono carni ed arterie: la colonna sonora è un gioiello di Bernard Hermann, lo stesso che ha reso inimitabili molti capolavori di Hitchcock, da cui il non meno grande De Palma ha saputo trarre spunto per costruirsi, ironia della sorte, il filone cinematografico per cui sarà più facilmente ricordato, ed in cui il pur ecclettico cineasta è riuscito a divenire unico, dando libero sfogo ad istinti e maniacalita' forse malate, ma certo anche cinematograficamente di gran valore.

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