Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Nel 1973 Brian De Palma ancora in cerca di una identità stilistica da collocare all'interno di un genere ben delineato diresse con rozza fantasia "Sisters" in cui riversò i suoi primi omaggi al maestro per eccellezza del genere thriller Alfred Hitchkock senza però tradire i tratti sperimentali dei suoi film d'esordio particolarmente evidenti nella seconda metà del film dominato da atmosfere allucinate e surreali che si dissociano in maniera netta da un primo tempo di stampo più nettamente giallo in cui viene creato un intreccio che ha più di un debito con "Rear window" e "Psycho".
La giornalista popolare e sovversiva Grace Collier mentre batte a macchina vicino alla finestra assiste ad un violento omicidio consumato nell'appartamento di rimpetto al suo ma non riesce a dimostrare alla polizia ciò di cui è stata testimone, comincia ad indagare in proprio con l'aiuto di un detective privato ma precipita in un vortice di malvagità in cui emerge l'inquietante storia delle gemelle siamesi Blanchion.
L'avvio ha un tono posato ma si avverte nell'aria che c'è un killer nascosto tra i frames e De Palma comincia a disturbare le retine degli spettatori quando stringe il campo sulla coscia deturpata della Kidder che domina con la sua ambigua presenza la prima parte del film e per rimanere fedele al tema del doppio e dell'opposto che vuol sviluppare si sdoppia appunto con la contestata tecnica dello split screen che vista oggi appare un pò manieristica ma ci permette di osservare contemporaneamente l'ingresso in scena della giornalista ficcanaso interpretata dalla meravigliosa Jennifer Salt e la figura inquietante del dottor Breton creando un senso di spaesamento nello spettatore che può riassaporare una sfumatura cara ad Hitchkock che in molti film faceva apparire onesto il protagonista solo a noi che osserviamo lo schermo ma assolutamente inattendibile a quelli che lo popolano, poi il film vira bruscamente verso l'horror e le avvisaglie si hanno quando Grace Collier, e noi con lei, visiona la storia dei gemelli siamesi in un piccolo promo informativo dal sapore antico, da documentario dell'istituto Luce e già lo stomaco comincia a contorcersi ma è l'arrivo della protagonista nel manicomio condotto dal dottor Breton a far raccapricciare i gangli intestinali attraverso l'incubo ipnotico della giornalista che arriverà ad immedesimarsi nelle Blanchion ed è proprio in questa lunga sequenza che De Palma dimostra di saperci fare improntando una serie di tecniche di ripresa per il quale è da molti considerato un maestro anche se la sua mano nel 1973 era ancora parecchio ruvida.
La conclusione della review non può che getteare lo sguardo sul finale da molti giudicato incomprensibile o inappropriato ma senza rivelarlo a chi non ha ancora visto il film vorrei soffermarmi sul gioco vouieristico che si innesca all'inizio della storia nello show televisivo dove si incontrano vittima e carnefice e prosegue nella sequenza dell'omicidio con il riflesso che coinvolge il terzo incomodo spaccando in due il film, non poteva quindi mancare nella scena finale in cui il binocolo impugnato da Charles Durning è più che mai sinonimo di doppio e il mezzo con cui poter tenere qualcosa sott'occhio senza dare nell'occhio.
Singolare l'interpretazione della Kidder.....beh dire singolare per un doppio ruolo sembra un pò improprio ma quel suo stare fra le nuvole e quella smorfia malata sono le sfumature giuste per il suo personaggio o per meglio dire i suoi due caratteri.
Che splendida fanciulla Jennifer Salt, la figlia del grande Waldo non ha recitato in molti film ma ha lavorato con tre mostri sacri come Altman, Schlesinger e De Palma sfoderando un carisma ed un viso indimenticabili.
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