Regia di Ali Khamraev vedi scheda film
Opera solo apparentemente semplice, quella del regista Ali Khamraev. La sua struttura antinarrativa (i dialoghi sono quasi inesistenti) e la reiterazione dei gesti diventano non solo il suo punto di forza, ma anche la svolta verso una maggiore pregnanza carica di rimandi metaforici. La storia in sé è semplice: Bo e Bu, padre e figlio (ma non padre e padrone tanto che sembrano più due fratelli per il rapporto che li unisce) sono dei pastori uzbeki. Un giorno si imbattono e “catturano”, portandola nella loro tenda, una bellissima giovane vestita di bianco,dai capelli color dell'oro, dalla figura esile e dall'incarnato che sembra di alabastro. Sembra la donna angelicata tanto esaltata dai poeti stilnovisti, anzi, sembra proprio un angelo che ha perso le sue ali cadendo dal cielo. Da quel momento il destino di questa creatura apparentemente eterea è segnato: i due pastori, che la battezzano Ba, la trattano come un oggetto, le coprono il viso di giorno perché nessun altro tenti di rubarla a loro mentre la notte, a turno, la violentano. Lei subisce, non grida, non parla, non piange neppure. Accetta passivamente il suo destino (o il suo compito?). Ma la situazione ha un equilibrio precario e alla fine fra Bo e Bu lotteranno per il possesso “esclusivo” di Ba.
Lo sguardo del regista è impietoso ma mai compiaciuto. Le unioni carnali vengono mostrate di volta in volta in modo più esplicito ma con una freddezza (ma forse è più giusto il termine distacco) che non porta lo spettatore ad un semplice e volgare voyeurismo, bensì lo spinge verso non tanto l'imbarazzo quanto verso un sentimento di perdita, di smarrimento, di inadeguatezza. Ba, paradossalmente, si sposa perfettamente con il paesaggio, di più: sembra essere in comunione con quella natura tanto deserta quanto perfetta. Non è lei ad essere fuori posto, ma tutti gli altri. Attraverso questo angelo caduto ci viene gridato in faccia che benché l'evoluzione abbia fatto i suoi bei passi da gigante noi siamo rimasti degli animali, con i nostri istinti irrefrenabili e soprattutto con un congenito desiderio di violenza.
Ba subisce senza lotta non perché non le sia possibile o non voglia, ma per il fatto che è cosciente che sarebbe inutile. La natura autodistruttiva è propria dell'essere umano, non può essere estirpata. E se gli occhi di Ba sembrano inespressivi e vuoti è perché in verità comunicano consapevoli lo scacco e la perdita che è in ognuno di noi. Se Ba aveva un compito era quello di liberare e mostrare ciò che da sempre è nell'uomo: la sua inconciliabilità con tutto ciò che lo circonda, compreso Dio. Un film importante.
Voto personale: ****
P.S. Vorrei solo chiarire che i miei voti attraverso le stellette non coincidono con quelli FilmTv:
insufficiente: *
sufficiente: **
buono: ***
ottimo: ****
da bellissimo fino a capolavoro: *****
spesso aggiungo la mezza stella, ad esempio ***1/2 : buono-ottimo, ****1/2 ottimo-bellissimo
naturalmente questi simboli hanno una ragione d'essere solo se affiancati da una opinione che ne chiarisca meglio il significato.
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