Regia di Walter Doniger, Len Steckler vedi scheda film
Unica direzione con ambizioni da cinema del regista di episodi di serie tv di lungo corso Doniger, e raro veicolo da protagonista per l'ottimo caratterista Alex Carras, con i Detroit Lions una delle più famose linee difensive dell'NFL del suo tempo gli anni '60, tanto da essere dal 2020 nella PRO Football Hall of Fame.
E poi, finita la carriera nel football, wrestler professionista egli stesso come il protagonista di questo film, voluto fortemente da Mike Mazurki, uno dei più valorosi caratteristi del cinema(specificatamente nel noir, famoso il suo gigantesco Moose Malloy ne "L'ombra del passato" di Edward Dmytryk, con Dick Powell/Marlowe, da "Farewell, my Lovely" di Raymond Chandler) americano e della TV per trent'anni, e prima uno dei più famosi wrestler della Storia di questo sport. La coreografia del lunghissimo è quantomai pieno di rivolgimenti e colpi di scena match finale, è sua, così come il ruolo dell'arbitro.
Realizzato per la tv ma con ambizioni evidenti da cinema(la sceneggiatura porta la firma di due nomi come Stanley Mann e Vernon Zimmermann), e inserito nel filone dei film sportivi sugli sport di combattimento dopo il successo inusitato di "Rocky" (la stessa colonna sonora di Al De Lory mima fiati ed epopee epiche contiane, e Bill Baldwin anche qui è presente a bordo ring come sè stesso, ovvero commentatore), contiene un pezzo di vero cinema notevole, che è il citato lungo incontro finale, con il cattivissimo antagonista e aspirante campione detronizzatore del protagonista, "Jack"The White Night" Braden(infatti sempre vestito in elegantoni completi bianchi pure fuori dal ring, e con servitore nano), impersonato dal grande Steve Sandor, in un ruolo riuscitissimo per la sua naturale aria minacciosa. La parte sentimentale con la supervisore di supermercato Susan Anspach non è invadente e caramellosa nè melodrammatico come in alcune recensioni, ma piena di incertezze e freni come è la realtà. Bella parte per Titos Vandis nella parte di padre del protagonista, greco come lui.
Ricco parterre di caratteristi muscolari e non, e veri ex wrestler, dal coach Nicholas Colasanto, a Elisha Cook, Jr., Dennis Burkley, H.B. Haggerty, Ernie Hudson come "Black Bart", Harry Landers, Regis Philbin, Dale Ishimoto, Hal Smith, Charles Wage heim, Eddie Quillan
Strana la parte alla Travis Bickle di Tracey Walter, il folle che pianifica per tutto il film di uccidere Carras/Iago"Mad Bull" Karkus, poi scopriremo perché.
Veridica la notazione della ex moglie di Karkus che spegne la tv al figlio Alex/K.C. Martel, mentre sta incitando vedendo il padre lottare e massacrarsi all'ultimo sangue con Sandor, per il titolo, ed egli la riapre dicendole fieramente:- "E' mio padre!".
Non esiste come nella scheda il discorso ricchezza, fama sì basta vedere il pubblico che riempie il palazzetto dello sport dell'ultimo incontro. Ma ricchezza no, tanto che per soldi Karras conosce la bella Anspach direttrice di supermercato, perché bisognoso di denaro e lì per girare un umiliante spot in mutandona da lottatore e stivaletti, tra palloncini e scatolame.
Girato in 1.33;1 come ogni prodotto televisivo dell'epoca, da poco restaurato si vede molto bene, bella fotografia di Jacques R. Marquette, montato da Scott Conrad CHE GUARDA CASO VINSE LO STESSO ANNO L'OSCAR AL MIGLIOR MONTAGGIO PER "Rocky", e Thomas Stanford, vincitore di un altro Oscar come montatore nel 1961, per "West Side Story".
John_Nada1975
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta