Regia di Béla Tarr vedi scheda film
Pochi registi riescono a comunicare un senso di disperazione come Bela Tarr; questo "Perdizione", il cui titolo parla già chiaro, è sulla stessa lunghezza d'onda del successivo "Satantango", sia quanto a stile che quanto a contenuto. Riguardo al primo, il film è composto da una serie di piani sequenza, animati (si fa per dire) solo da lentissimi carrelli laterali. Il montaggio in senso stretto, quindi, non c'è. I personaggi raramente dialogano; più spesso fanno dei monologhi davanti a qualcuno che non risponde e forse neppure ascolta. La fotografia, infine, è in bianco e nero, o più propriamente in grigio, colore dalle ben note connotazioni simboliche.
Riguardo al contenuto, invece, il regista ritrae una serie di personaggi che conducono una vita triste, senza senso e senza prospettive, disperata appunto. Dove non c'è sofferenza, c'è noia o, per ben che vada, un vita stupida, frivola e distratta. A questo probabilmente si riferiscono i lunghi piani sequenza su interminabili balli, dove anche la musica è noiosa e ripetitiva. Un personaggio cita un lungo passo biblico del profeta Ezechiele, dove si parla del castigo di Dio al popolo d'Israele per i suoi molti peccati. Quello che colpisce l'Ungheria contemporanea, però, è un castigo senza redenzione. In un dialogo compaiono allocuzioni come "tremenda disperazione" e "impossibile redenzione", le quali accentuano, se possibile, i sentimenti suscitati da tutte le scene.
L'ambientazione è perfettamente intonata al contenuto: una squallida periferia industriale, una pioggia incessante, un lurido e misero bar, un pavimento eternamente sporco e bagnato, appartamenti e condomìni inospitali.
Che dire? Lo stile è rigoroso e impassibile, e questa è certamente una dote artistica, ma alla lunga i piani sequenza e la cronica lentezza mettono alla prova anche lo spettatore meglio intenzionato. Perché neanche un cambio di inquadratura? Perché non un pochino di montaggio e un dialogo vivace? La noia è latente e a volte si affaccia, anche se questa è forse intenzionale e funzionale a comunicare la noia della vita dei personaggi. Sempre noia rimane, però....
In generale, riconosco al film degli indubbi meriti, anche se non posso definire la visione piacevole e interessante. Assolutamente sconsigliato ai depressi.
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