Regia di Béla Tarr vedi scheda film
Già il titolo,"Perdizione" (o "Dannazione") riassume abbastanza bene il senso del film.L'ungherese Bela Tarr,nell'87' aveva già uno stile inconfondibile.Questo film ossessivo,pedante,a tratti tedioso,pesante (un po' in tutti i sensi) ed esistenzialista,è ambientato in un' atmosfera che potrebbe essere quella di fine del mondo.O meglio:è il mondo in cui viviamo,che ha,in modo naturale,fatto crollare (anche per volere forse?) oltre i propri ideali,anche le uniche ancore di salvezza che tenevano a galla l'essere umano (l'amore innanzitutto).Gli attori (l'uomo) sono marionette al servizio del catastrofico (perfetta la definizione "catastrofe dell'immagine") che arriva senza che nessuno faccia niente per evitarlo.Perchè forse la rassegnazione,il pessimismo dell'uomo questo ha voluto.O tutto è una punizione (giusta o meno?) che doveva esserci perchè cosi' è stato scritto?Si esce dalla visione di questo film,pessimista fino al radicale,con una sensazione di malessere. VOTO 7
Come tutti gli attori,anche il protagonista è una maschera di pietra.Indimenticabile la scena che ci mostra l'uomo seduto in un bar che ascolta (o forse no?) una canzone che sembra stata scritta per lui.
Il cinema di Tarr richiede sacrifici,ma si esce con un senso nauseante di chi sa di aver visto qualcosa di molto interessante e "diverso".
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