Regia di Adrian Lyne vedi scheda film
Una moglie se la fa con un ventottenne di origini francesi. Il marito annusa la storia, fa seguire la donna, si dispera, va a casa dell’amante e ne combina una abbastanza grossa. Recuperando “Stéphane, una moglie infedele” di Claude Chabrol, Lyne gira un mélo-noir sulla colpa e sulle possibilità di venirne a patti, che sembra volerci dire di un mondo dove la sicurezza, individuale, famigliare e sociale, si sfalda in un abisso di precarietà morale. Ma se gli intenti possono essere condivisibili (pur se stracotti), il risultato è lesso, monocorde, interminabile. Non è tanto - e banalmente- un “Attrazione fatale” rovesciato, quanto un “9 settimane e 1/2” (film che prima o poi si dovrà meditare con più calma e disponibilità) da teorema didascalico e generalista, meno complesso e paradossalmente meno funerario: i ricordi del film del 1986 si sprecano, e la fotografia, splendida in alcuni esterni e in molti interni, è sempre di Peter Biziou. Martinez ha un aspetto cool da esportazione che irrita, in casa a petto nudo col cappotto, mentre la Lane, generosa, se la cava. In sede di sceneggiatura c’è Alvin Sargent, in passato ottimo sceneggiatore (“Vigilato speciale”, “Gente comune”): irriconoscibile.
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