Regia di Luigi Magni vedi scheda film
Pur con tutto il doveroso rispetto per Manfredi, grande mattatore ma ormai ottuagenario e stanco, da solo non poteva reggere l’intero film e renderlo accettabile. Lo si segue proprio per l’ammirazione nei confronti suoi, ma probabilmente lui stesso ci credeva poco in questa parte ed infatti traspare nella recitazione. Il personaggio di Pasquino (autore di satire pungenti contro il clero ed i potenti, lasciate presso le statue di Roma, una in particolare che porta lo stesso nome) sarebbe stato interessante per il pubblico se lo avessero minimamente valorizzato, ma in questa sceneggiatura siamo a livello di banalizzazione, di realizzazione convenzionale e mediocre. Il ritmo è teatrale, lento, esasperante, le sequenze e le battute stantie, quasi rallentate e forzate, gli attori, quasi tutti sono poco nella parte, come se gli autori e regista in primis avessero privilegiato il soggetto rispetto alla realizzazione, ma anche il dialogo lascia a desiderare non esprime nulla di particolarmente significativo ed incisivo. Eppure la collocazione storica temporale sarebbe stata densa di avvenimenti cui ispirarsi ed attingere, essendo a Roma in prossimità della breccia di Porta Pia del 1870. Le stesse “pasquinate” risultano essere satire lievi quasi censurate, nulla rispetto a quelle cui avrebbero potuto attingere, forse perché hanno voluto strafare nel finale per giustificare questa lievità da educande con un colpo di scena che rivelerà la vera identità del Pasquino interpretato da Manfredi. Un film che lascia l’amaro in bocca soprattutto pensando che è stato l’ultimo film di Manfredi e che lui aveva già interpretato Pasquino (uno dei tanti pasquini) “Nell’anno del Signore” film del ’69, con ben altre energie e talento, nemmeno lontanamente paragonabile a questo
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