Regia di Mitsuhiro Mihara vedi scheda film
Ho assaggiato il tofu in un paio di occasioni ma senza raggiungere l'orgasmo culinario. Se l'avessi preso al supermercato mi sarei pure allineato al parere di quei molti che in Veneto lo liquidano con un perentorio "el sá da gnente". Ma del resto, si sa, da noi mangiatori di polenta la soia "la va ben, si e no, par le vache".
Al contrario, sentirne parlare come fosse un'esperienza sensoriale unica mi ha incuriosito e allo stesso tempo affascinato. Il signor Takano e la figlia Haru ne decantano la delicatezza, il retrogusto amarognolo smorzato dalla dolcezza del particolare tipo di soia utilizzata, un seme giallognolo che una volta ammollato, sminuzzato, bollito, ed unito al "nigari" da vita ad un mattoncino bianco e delicato utilizzabile per accompagnare qualunque ricetta. Il tofu del signor Takano contiene aromi e sapori che un naso allenato ed un palato abituato riescono a percepire, nonostante l'aspetto insignificante e la consistenza non troppo invitante. E, probabilmente, contiene l'amore di un sapere artigianale fondato sulla pazienza, sull'attenzione al dettaglio che il prodotto industriale ha smarrito per strada.
Se ricorderò in futuro questo film non sarà per le storie particolari di Haru e dei suoi spasimanti, del vecchio Tatsuo e della sua combriccola di amici, ma per la paziente trasformazione della materia prima in un panetto dal valore inestimabile che deriva dalla terra e dal mare.
La meraviglia provocata dal lavoro di Takano è perfettamente descritta nella pausa quotidiana in cui padre e figlia sorseggiano lentamente un bicchiere di latte di soia come due nobili britannici gusterebbero la più prestigiosa bustina di the delle Indie.
Il tofu del regista giapponese Mitsuhiro Mihara è la vita stessa. Spesso insignificante, se vista dall'angolatura sbagliata, è, il più delle volte, ricca di sorprese, di sapori e sentori diversi. Le papille gustative e la mucosa nasale di Tatsuo e Haru sono abili a raccogliere ogni minima differenza qualitativa della soia, del latte e del prodotto che ne deriva ma non sono altrettanto educati a captare le emozioni che scaturiscono dai rapporti interpersonali.
Dalla morte della signora Takano e dal divorzio che ha messo fine al suo matrimonio, Haru vive nella speranza di compiacere il padre ed essere meritevole di ereditare il posto di maestra del tofu. D'altro canto il vecchio non è interessato ai moti dell'anima della figlia ed il suo cuore è atrofizzato quanto i suoi muscoli. Ma una visita medica, un incontro improvviso e la paura della morte rimescolano gli ingredienti del pentolone compattando i sentimenti sopiti in un panetto capace di emanare sentori genuini e vigorosi.
Mentre Haru e Tatsuo si aprono alla vita la patina che ne aveva ricoperto l'esistenza si frantuma ed i due riscoprono quei sapori dimenticati sotto il peso del dolore, della consuetudine e della routine.
"Tofu in Japan" mostra le difficoltà di un paese sempre più vecchio in cui gli anziani si trovano a convivere con tutti gli aspetti più critici della loro condizione. Il film, vincitore del premio del Pubblico al Far East Film Festival, conquista la platea per la sua impostazione brillante e per la facilità con cui ci si può immedesimare in una situazione che sentiamo vicina alla nostra. Il protagonista, il signor Takano, è un uomo anziano e vedovo, legato alla propria professione e vive con la figlia. L'angina pectoris e la necessità di sottoporsi ad un intervento lo mette nella posizione di guardare al passato, al presente e soprattutto al futuro. Con riluttanza e con testardaggine, insieme ad un fidato gruppo amici e ad una nuova conoscenza, muove i propri passi verso un futuro ignoto e che lì per lì appare poco rassicurante.
La solitudine della popolazione giapponese ormai è dibattuta da tempo e questo "Tofu in Japan" si inserisce in quel filone cinematografico che ne parla a bassa voce, per non disturbare chi non è vecchio e non ha tempo da perdere con i vecchi.
Mihara spazia dalla necessità di lavorare in tarda età fino al ricordo indelebile della bomba atomica rivolgendo lo sguardo verso un paese che sta scomparendo insieme alle testimonianze del passato e alle tradizioni che per millenni hanno identificato il Giappone agli occhi del mondo.
"Tofu in Japan" è anche un monito verso le nuove generazioni che rincorrono il successo economico e si spremono come le fave della soia per ottenere nel lavoro l'appagamento che non cercano più nella sfera affettiva con il risultato di guardarsi in dietro quand'è troppo tardi e scoprire di non aver preso dalla vita quanto necessario per essere davvero felici.
Il film di Mitsuhiro Mihara è molto interessante dal punto di vista stilistico specie per chi, come me, ha poca dimestichezza con la commedia nipponica ma ha una maggior abitudine all'animazione del Sol Levante che spesso si abbandona a risvolti comici eccessivi. La sguaiatezza di alcune situazioni comiche ricorda moltissimo le serie animate più goliardiche che hanno invaso la televisione italiana fin dagli '70. A volte il film eccede negli scoppi di ira e in una proliferazione di urla e siparietti comici che nell'eccesso riducono l'impatto emotivo del dramma familiare sottostante e della pudica e tenera riconciliazione finale. Nel complesso, però, il film di Mihara è il sapore equilibrato del miglior tofu artigianale in commercio.
Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara
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