Regia di Nagao Gen vedi scheda film
FAR EAST FESTIVAL 26 - CONCORSO "Silent dystopian parabole".
Qualcosa è andato storto al mondo civile. Non sappiamo nulla di realmente preciso a questo proposito, dato che nessun particolare viene rivelato, ma tutto quello che doveva succedere di catastrofico è già accaduto.
L'aria di una avvenuta apocalisse è nell'aria, e viene dedotto da quanto viene descritto riguardo alla vita quotidiana condotta con metodicità certosina da una donna silenziosa.
La si osserva sin intimamente mentre si sveglia trafelata a seguito di un incubo in cui è minacciata da una figura umana tutta nera e minacciosa, poi durante la giornata mentre si procura acqua al ruscello, si lava, si procura a fatica cibo nel bosco fitto che circonda uno scheletro di cemento di quella che fu concepita come una palazzina, poi rimasta incompiuta, come in uno di quei casi degradanti di abuso edilizio.
Un evento, questo del degrado edilizio, di poco conto se si pensa a ciò che può essere occorso in seguito alla razza umana, e inevitabilmente sovrastato da quel misterioso ma tangibile cataclisma ben più grave, in grado di ricondurre la vita sulla Terra ad uno stato pressoché primordiale.
Seguendo i movimenti quotidiani e routinari della donna, il suo difendersi e difendere la propria dimora da attacchi esterni, il suo riuscire a trovare un alleato-compagno, catturato come una preda qualunque e poi risparmiato dall'essere ricondotto a cibo, che la agevoli nell'escogitare congegni primitivi che permettano condizioni di vita meno gravose, il film del regista nipponico Nagao Gen ripercorre, nella apocalisse che ha rigettato l'umanità all'età della pietra, la parabola umana contrassegnata dalla sopravvivenza, dalla necessità di proteggersi e nutrirsi nonostante la scarsità di mezzi e luoghi rifugio; la necessità di fare comunità, la scoperta dell'attrazione sessuale.
E ancora concetti basilari della sopravvivenza in senso stretto: il fine che giustifica i mezzi, il male insito nell'essere vivente che, combattuto, fa degenerare verso se stesso anche quel poco di bene e di buon sentimento che ancora alberga dentro la ammutolita protagonista.
Ma il singolare film, muto e contrassegnato da momenti musicali tutti al buio di tenebra, riflette anche sulla preminenza ben poco scontata della figura femminile nella società, divenendo una lucida e profonda parabola del significato ultimo dell'esistere in quanto parte di una comunità , per quanto primordiale.
Una riflessione mirata sulla vita nel pianeta dagli albori ad oggi, ed un punto di osservazione sui ferini istinti bestiali che, durante la vicenda umana sulla Terra, hanno riempito la storia dell'umanità di indicibili atrocità, violenze e persecuzioni: le stesse che caratterizzano, nel caso in questione, questa interessante e straordinaria storia di quotidiana ed ordinaria sopravvivenza in un futuro tornato primitivo e pronto a rimettersi in gioco, predisposto ahimè a ripiombare in tutti i suoi più eclatanti errori e miserie, le stesse che hanno da sempre contraddistinto l'indole umana sul pianeta. Motion picture: Choke è un film potente, evocativo, che lascia allo spettatore piena arbitrarietà di interpretazione.
Ovvero libertà assoluta di associare fatti e situazioni della singola, apocalittica vicenda, a quegli spunti che si ritengono più consoni ed evocativi di una parabola umana nel suo complesso e complicato processo di evoluzione, ammesso che di vera evoluzione si possa parlare.
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