Espandi menu
cerca
Peg O' My Heart

Regia di Nick Cheung vedi scheda film

Recensioni

L'autore

EightAndHalf

EightAndHalf

Iscritto dal 4 settembre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 233
  • Post 59
  • Recensioni 1054
  • Playlist 35
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Peg O' My Heart

di EightAndHalf
8 stelle

A chi scrive pare che Peg O’ My Heart sia un grande esemplare del cinema post Hong Kong del contemporaneo (che ha una sua vetta in Soi Cheang) perché è un poderoso esercizio di epurazione dei generi cinematografici, quasi della loro etica narrativa, nella forma di uno spassoso girotondo dentro la storia dello psichiatra Dr. Man e dentro la testa del penitente Choi (interpretato dallo stesso regista), un Inception gotico e pulp. Ebbene sì, un viaggio nell’inconscio psicanalizzabile, un horror di traumi come se ne parla spesso nel presente di una produzione occidentale - e non solo - molto pigra; ma Peg O’ My Heart è un horror di traumi solo perché a regolarne la prima metà è un abisso di trovate perturbanti, coloratissime, allucinate, che se le rintracciate altrove nel 2024 fate subito un fischio. In compenso, quando a sciogliersi è appunto il nodo traumatico che lega e accomuna i due protagonisti, allora a sciogliersi è anche l’horror, che horror smette di essere per accedere al thriller - addirittura finanziario, da dare una lezione al The Goldfinger di Felix Chong che alla fine del 2023 è stata una delle più grandi produzioni in terra hongkongese ed era pure un thriller (scorsesiano) della finanza. 

Lo switch di generi serve a dire che l’horror che spiega non è più un horror, perché è il perturbante puro a determinarne registro e ragion d’essere. Spiegare vuol dire accedere a dimensioni nuove, che l’horror solo per convenzioni ridondanti tende a contenere, ma che invece appartengono ad altre categorie - per l’appunto, il thriller. Cheung così sembra fare un setaccio, a scolpire il puro dentro il genere, tingendo pure di melodramma quella dimensione umana che discorsi tanto teorici sembrerebbero escludere, e che invece fa capolino e riesci pure a crederle fin nel profondo.

La quantità di scene cult è innumerabile, con un gusto dell’orrido degno di un update del cinema di Kuei Chih-hung, ma si voglia citare l’inseguimento nel mondo dei sogni ai danni del personaggio di Cheung da parte di un personaggio femminile urlante con del fuoco nella bocca. Potrebbe tormentarvi a lungo. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati