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Raid on the Lethal Zone

Regia di Herman Yau vedi scheda film

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La recensione su Raid on the Lethal Zone

di EightAndHalf
7 stelle

Delle alluvioni stanno colpendo la Cina. Un gruppo di militari nelle vicinanze di un argine che sta per straripare deve trovare un gruppo di narcotrafficanti attraverso una foresta immersa nel fango e nell'acqua. Con questi presupposti, si profila immediatamente la tentazione di parlare di alibi per la pura azione, da parte di un regista che gira scene d'azione come respira. Ed in parte è vero, è un alibi; in compenso, è anche un modo per attivare in una dinamica sottilmente demenziale la sfida dei militari protagonisti contro il nemico umano (il gruppo di narcotrafficanti) e contro il nemico ambientale (la Cina alluvionata, con tanto di frane e fiumi di melma), allo stesso tempo, in una combinazione allucinata che vede l'aggressione da ogni parte dello spazio così come da ogni parte del campo visivo. In questo senso il cinema che Yau produce in Raid on the Lethal Zone è un cinema massimalista che chiede all'immagine la sua espressione massima, il suo straripamento alluvionale, in una fede incontrollata nella meraviglia che a ben guardarla assume tratti herzogiani.

Ebbene sì, ho detto herzogiani, perché è una conquista dell'inutile: attraversare una zona letale e pericolosa per catturare dei trafficanti di droga che probabilmente sarebbero caduti da soli nella trappola della zona letale e pericolosa. Diventa una questione di controllo a tutti i costi, di autoaffermazione di un senso giustizialista fuori dal senso comune, un'iperbole romantica autodistruttiva che il film condisce nella solita salsa patriottica cinese ma che dire donchisciottesca è dire poco. Lo scopo di Yau non è quell'ultima inquadratura della bandiera della Cina sopra i soldati in cordoglio per le vittime della mission impossible; lo scopo di Yau è il filo del rasoio, le mine antiuomo inesplose e pestate da bambini, i furgoni militari scaraventati via dalle cascate di fango, gli inseguimenti impossibili di macchine fra strade di villaggi inondati da tsunami. Così in mezzo a tanto inutile conquistato si conquista anche l'utile di uno spettacolo impossibile, invedibile eppure eccolo qui.

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