Espandi menu
cerca
A Complete Unknown

Regia di James Mangold vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Andreotti_Ciro

Andreotti_Ciro

Iscritto dal 23 aprile 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 10
  • Post -
  • Recensioni 430
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su A Complete Unknown

di Andreotti_Ciro
6 stelle

I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo dei biopic musicali, ci offre un Dylan già determinato e privo di dubbi. Incapace d’indulgere a un carattere spigoloso ai limiti della sfrontatezza. E senza dover essere mai costretto ad affinare il proprio smisurato talento per quanto riguarda la costruzione di testi graffianti. Un talento che nell’idea del suo mentore e amico Pete Seeger, avrebbe dovuto portarlo alla costruzione di un immaginario ponte fra il blues del passato e quello del presente come forma di lotta cantata per i diritti civili.

 

Nei panni del post adolescente Dylan, il ventinovenne Timothée Chalamet, che abbandonate le ambientazioni fantascientifiche di Dune, ci accompagna attraverso i club del Village, le sale d’incisione, I festival a tema, I concerti per pochi intimi, fino alle platee più sconfinate. Suonando la sua armonica a bocca e cantando con la medesima voce nasale che da sempre accompagna le performance di Dylan. Facendo virare il proprio talento dal blues al rock più elettrico. Prendendo lentamente le distanze dall’amico Pete Seeger, impersonato in maniera al solito perfetta dal solito istrionico Ed Norton, per cercare di costruire qualche cosa di differente, capace di farlo arrivare a un pubblico meno elitario, più commerciale, ma che gli permettesse di veicolare il proprio messaggio musicale a una platea più eterogenea e numerosa.

Il riadattamento del romanzo di Elijah Wald: Il Giorno che Bob Dylan prese La chitarra Elettrica (Dylan Goes Electric!; 2015) fra le mani di Mangold, e del co-sceneggiatore Jay Cocks, diventa un’agiografia, per la prima volta autorizzata dallo stesso Dylan, che ne ha approvato tutta la gestazione. Seguendo passo passo la ricostruzione delle proprie gesta giovanili fino alla cosiddetta 'deriva elettrica'.

Pellicola che da subito ha il desiderio, non certo nascosto, di santificare la figura di uno dei più influenti, ed enigmatici, folk - singer del XX secolo. Limite evidente del film è che difficilmente può essere avvicinato e apprezzato da chi non ami incondizionatamente Dylan e da chi non ne conosca ogni anfratto di vita vissuta. Pregio indiscusso il saper ricreare gli ambienti fumosi dei festival e della New York degli anni '60, affidandosi a un cast di primo livello e a un protagonista decisamente istrionico.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati