Regia di James Mangold vedi scheda film
Film narrativo che segue l'attuale moda dei biopic sui cantanti famosi. Un film biografico è un tipo di racconto che pretende di riprodurre la realtà dei fatti e delle persone, quindi è, perciò stesso, un'operazione deliberata di contraffazione; il tentativo di orientare l'immaginario collettivo dall'alto; di condizionare la rappresentazione della realtà. Siamo negli anni della beat generation eppure il film riesce a glissare totalmente l'uso di droghe e, persino, dell'alcol, insomma, un film pulito, che evita il più possibile le restrizioni della distribuzione, come piace alla nuova borghesia al potere.
In effetti, non si vede nulla di nuovo se pensiamo anche ad altri film su Dylan; è il solito dramma focalizzato sul fascino dell'eccellenza, la stravaganza e l'irriverenza del genio con annesso spirito di deferenza; il successo come la giusta conferma di un valore superiore dell'uomo. Più che altro una carrellata antologica dei suoi pezzi più conosciuti accompagnata, per gratificare il pubblico femminile, da un convenzionalissimo triangolo amoroso. Domanda a latere: sicuri che questa società premi sempre i migliori? O premia chi riflette e solletica una sorta di autocompiacimento intellettuale/sentimentale/morale? Non sto mettendo in dubbio i meriti di Bob Dylan, ma forse rappresenta più un'eccezione che la regola. Dati i risultati politici attuali direi che è la storia di un altro grande fallimento sociale.
Comunque sia, Temothee Chalamet, almeno, per quanto riguarda l'aspetto, è efficace nei panni di Bob Dylan.
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