Regia di James Mangold vedi scheda film
Su Bob Dylan è già stato detto tutto quello che c'era da dire con il film di Todd Haynes, "I'm Not There". Detto questo, James Mangold ha voluto scattare una sua fotografia del Dylan del primo periodo, con al centro la svolta elettrica di Newport 1965, e, così facendo, ha evitato la trappola di un "bio pic" totale, impossibile da fare, centrando l'obiettivo. Tanto di cappello al regista americano, perché l'operazione era scivolosissima e la scelta di Chalamet/Dylan era alquanto azzardata, a mio modo di vedere. Il film è lontano dall'essere un capolavoro, specialmente per uno come me cresciuto a pane e Bob Dylan, ma è un'opera più che dignitosa, infarcita (forse troppo) di musica, scelta che facilita l'empatia con il racconto. Tutti fanno il loro lavoro, Chalament NON è Dylan e questo penalizza un po' la visione, (raramente ho ritrovato la figura di quel Dylan, raccontata in decine di libri e di fotografie), ma se la cava, specialmente quando canta, mentre ho trovato splendida la figura di Edward Norton/Pete Seeger, bravina la Barbaro/Joan Baez e curiosa la Elle Fanning/Suzie Rotolo (nomata Sylvie), piuttosto centrale per quello che riguarda la parte sentimentale del film, un po' buttata lì (e per fortuna). Film troppo lungo, senz'altro, discretamente appassionante, con le cosine al posto giusto per gli Oscar (non è un complimento) e che potrebbe avvicinare qualche giovincello a una musica ancora così viva e pulsante, dopo tanti anni, che sia il folk di protesta o la musica elettrica dei sixties, o almeno lo spero. Promosso ma non mi ha quasi mai emozionato.
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