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A Complete Unknown

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su A Complete Unknown

di VinceBond
7 stelle

Ritratto di un famoso sconosciuto

Giudicare un biopic non è sempre facile. Può esserlo quando l'intento è puramente celebrativo (esempio, Bohemian Rhapsody) perché in questo caso si deve giudicare solo regia e interpreti, ma quando il soggetto è stato scelto per suscitare riflessioni e magari impartire qualche lezione, le cose si complicano un po'. La sceneggiatura diventa la cosa più importante, ma il giudizio di una sceneggiatura dipende anche da fattori individuali come: quanto si sa del soggetto, quanto se ne capisce, quanto se ne apprezza il valore. Se dobbiamo giudicarlo dalla sceneggiatura, diciamo subito che il film di Mangold non soddisferà tutti, certamente non quelli che sono abituati a storie classiche con personaggi nettamente definiti, né tantomeno quelli che sono a digiuno di storia del rock. Chi invece non cerca la narrazione e l'intrattenimento a tutti i costi, e che magari, come me, è un fan di vecchia data, riuscirà ad apprezzare la ricostruzione d'epoca (e che epoca) e il ritratto del personaggio, peraltro supervisionato dallo stesso Dylan. Già, perché, è di un personaggio, più che di una persona, che il film parla, e in effetti tutta la vita reale di Dylan è stata sempre avvolta da un po' di mistero e ambiguità, tanto da garantirgli un'aura che, col passare del tempo, diventa sempre più mitologica. Egocentrico e populista, tradizionalista ma con un occhio aperto al cambiamento, genio del blues più ancora che del folk, poeta colto ma tanto snob da non presenziare alla consegna del nobel, il suo è il ritratto di un uomo poco simpatico che ha dedicato la vita alla sua carriera e forse a poco altro, emblema del successo individualista, tipicamente americano, che a modo suo rimane 'a complete unknown' nonostante la fama. La sceneggiatura quindi non si preoccupa di scavare nella personalità del protagonista, lasciando che siano le azioni (e le canzoni, pervasive come in un musical) a definirlo, e concentrando, infatti, tutto il pathos nella plateale esibizione finale, evento che avrà conseguenze enormi sulla storia del rock, (dove evidentemente il film vuol andare a parare) ma che il suo protagonista sembra vivere col distacco di chi ha agito solo per imporsi. E qui è doveroso spendere due parole sull'interpretazione di Chalamet, ottimo quando esprime il lato disincantato del personaggio, e addirittura eccellente quando canta come Dylan meglio di Dylan; e altre due su quella di Norton, impagabile Pete Seeger. Basterà, tutto ciò, a farlo piacere? A farne un film riuscito? È un film da consigliare agli amici? Bè, non chiedetelo a me....io sono un fan.

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