Regia di James Mangold vedi scheda film
AL CINEMA
"Tutti mi chiedono da dove vengono queste canzoni...
Ma in realtà non vogliono sapere quello...
Vorrebbero piuttosto che fossero state scritte da loro"
Tutto ha inizio nel 1961, quando il ventenne determinato, un po' scontroso, certamente talentuoso Robert Zimmerman si recò a New York, utilizzando già uno pseudonimo per una attività di cantante folk che iniziava a galvanizzato e a farlo sentire realizzato. Bobby Dylan, per tutti alla fine solo Bob Dylan era il suo nuovo nome, e l'arrivo a New York corrisposte col ricovero di un cantante a lui molto caro, Woody Guthrie, musicista e chitarrista folk a cui il giovane si sentiva devoto, e al cui capezzale incontra un uomo decisivo, nel bene come nel senso anche meno favorevole, di Pete Seeger.
Un buon uomo, cortese, cordiale, ma un po' troppo rigido per poter comprendere che il talento di Dylan non poteva esaurirsi in un genere solo.
Nella più tradizionale e storica scena folk newyorkese, con sede principalmente nel Greenwich Village, Bob incontra pure la cantautrice impegnata socialmente e civilmente Joan Baez, con la quale inizierà un controverso rapporto tra arte musicale e storia d'amore dai risvti non sempre cristallini.
James Mangold, cineasta versatile ed affidabile, già responsabile della corretta e toccante cinebiografia sul cantautore Johnny Cash (Walk the line - Quando l'amore brucia l'anima - 2005), che appare spesso pure in questa sua più recente fatica, interpretato ora da Boyd Holbrook (prima da Joaquin Phoenix), è certamente la figura adatta per rendere omaggio al grande cantautore statunitense senza doverne necessariamente edulcorarne i tratti. Il Bob Dylan che ne emerge è un artista di gran talento, ma anche un uomo spigoloso, intransigente, ambiguo sentimentalmente, capace di grandi slanci amorodi, ma anche di imprevisti dietrofront.
Un artista che ha saputo indirizzare il proprio talento anche oltre i troppo stretti binari entro cui il proprio management, a volte anche in buona fede come nel caso del fido Pete Seeger, hanno inteso costringerlo.
Se il film risulta riuscito, al di là del clamoroso e trionfale "en plain" sin esagerato di nomination Oscar guadagnate, lo si deve mto anche al cast azzeccato, che vede coinvolto prima di tutto un ispiratissimo Thimotée Chalamet, qui alla sua prova migliore dai tempi di Chiamami col tuo nome.
E se Edward Norton la statuetta dell'Oscar merita di vincerla sopra tutti gli altri concorrenti della sezione "miglior attore non protagonista", anche la Monica Barbaro nei panni di Joan Baez, o la ignorata alle nomination, tenerissima Elle Fanning risultano perfette ed azzeccatissime, mentre Scott McNairy nel ruolo di un compromesso e fragile Woody Guthrie, si fa carico di dar vita ad un personaggio collaterale molto complesso che resta realistico senza scadere in un eccessiva teatralità.
"-Dai resta!!
-Non chiedere la luna....
Abbiamo le stelle..."
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